Calcio serie C
Puntare in alto. Puntare a vincere. Puntare a salire di categoria. Il prima possibile. Per Marco Negri - grande bomber del Perugia degli anni ’90 - il Grifo non può più porsi limiti. Dopo un’annata da dimenticare, l’ex grifone con cui ha collezionato 60 presenze tra il 1995 ed il 1997 condite da 33 gol e poi altri tre gettoni nel 2004-2005 al crepuscolo della carriera, guarda al futuro prossimo con l’augurio che in estate la società costruisca una squadra in grado di lottare concretamente per il vertice. Perché il club di Pian di Massiano deve ambire a ben altri palcoscenici di quelli attuali. Negri si sofferma inoltre su Seghetti e Montevago. E su quest’ultimo, le sue parole profumano di investitura.
- Che tipo di sensazioni le suscita il campionato fatto dal Perugia?
Prima di ogni altra cosa, sofferenza. Non c’è stato mai il ritmo che ci vuole per competere in un campionato lungo, in una maratona come quella di Lega Pro. Capire l’identità di squadra e di gioco il prima possibile è fondamentale per lavorarci sopra e lavorare al meglio. Non mi sembra ci sia mai stato un obiettivo. Ed è un peccato. Parlo da ex calciatore e da tifoso: ci deve essere della sana presunzione per sapere che il Perugia, per il tifo e per la storia che rappresenta, deve sempre partire con un obiettivo che può andare pure al di là delle aspettative reali. Capisco che anche in passato ci siano state tantissime problematiche di diverso tipo. Anche di natura societaria. Ma spero che una stagione così abbia fatto capire quello che serve per puntare in alto, altrimenti si rischia di rimanere in un limbo da cui è difficile uscire.
- Secondo lei cosa non ha funzionato?
E’ stata una stagione particolarissima, con tanti infortuni. I cambi di allenatore hanno certamente inciso nelle difficoltà riscontrate dalla squadra. In linea generale c’è stata fragilità. Ci vuole programmazione che è indispensabile e serve a tutti i livelli.
- E’ stato un Grifo troppo brutto per essere vero?
A tratti, onestamente sì. Comunque la fiammella c’è.
- E’ riuscito ad intravederla durante l’annata appena terminata?
Sì, e mi riferisco a quanto visto nel doppio derby contro la Ternana, ad esempio. In quelle due gare il Perugia ha dimostrato con orgoglio di non voler perdere. E’ un segnale su cui lavorarci sopra in vista della prossima stagione. C’è da riportare entusiasmo. Se si parte bene, l’ambiente biancorosso ti trascina. Bisogna venire fuori dalla Lega Pro il prima possibile.
- L’anno prossimo, quindi, da dove si deve ripartire?
Da tasselli importantissimi. La società c’è. L’allenatore è stato confermato. Ora servono i giocatori di spessore per la categoria, che abbiano voglia di essere ambiziosi. Se si vuole competere per tornare in Serie B bisogna formare una squadra solida, con una difesa altrettanto solida. Si deve ripartire con delle certezze nel reparto arretrato. Da lì si possono costruire tante cose. Altra cosa fondamentale è remare tutti dalla stessa parte. Una bella partenza, spigliata, darebbe un bel boost. E poi una possibile molla deve essere quanto sta accadendo in queste settimane in cui a giocare sono gli altri (nei playoff, ndr), mentre il Perugia fa da spettatore. Ai giocatori deve scattare la molla e pensare: non siamo noi che dobbiamo guardare gli altri, ma sono gli altri che devono guardare noi.
- Che idea si è fatto della nuova società?
E’ entrata in punta di piedi come era comprensibile. Ma data la stagione travagliata, ha fatto tantissima esperienza che prima non poteva avere e che è passata anche attraverso gli esoneri ed i cambi e le novità che ci sono state all’interno della dirigenza. Spero che i dirigenti abbiano le idee chiare. La società deve investire, c’è poco da fare. Per vincere i campionati qualcosa in estate bisogna rischiare, altrimenti si fa fatica e possono succedere le cose che sono successe quest’anno.
- Da bomber a bomber: un giudizio su Montevago?
Mi piace. E’ uno degli attaccanti che in Serie C ha più talento. Ha margini di miglioramento. E’ un giocatore ‘pesante’ che tiene la palla, che sa far giocare gli altri. Con lui si può giocare con due esterni alti o stretti. Ti dà la possibilità di proporre tante varianti tattiche. Quando stava bene, ha dimostrato di essere un giocatore di spessore. Uno su cui ripartirei con grande fiducia.
- E su Seghetti?
Salta l’uomo, sa mettere in crisi la difesa avversaria. Se abbinato a Montevago o a dei punti di riferimento può fare la differenza. E’ un tipo di giocatore che con una partenza che dà entusiasmo alla città, può fare bene. Per caratteristiche, attaccanti così devono sentire che dietro ci sia fiducia per rischiare la giocata che Seghetti ha nelle corde.
- Cosa si sente di dire alla tifoseria?
La tifoseria ha un ruolo importantissimo. I tifosi indirizzano le mire della società. Dico loro stare vicino alla squadra e alla società, al tecnico ed allo staff. Da ex giocatore so che il tifo del Perugia può dare tanto a chi gioca con quella maglia. E’ il dodicesimo uomo in campo che può trascinare.
- Fra poco i tifosi biancorossi la riabbracceranno al secondo Memorial Gaucci?
Certo che sì. Sono felicissimo di ritornare. Se potrò parteciperò anche alle celebrazioni del compleanno del Perugia a giugno. Ci rivedremo tra pochissimo.
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