CALCIO DILETTANTI
Proteste contro un arbitro (foto di archivio)
Una gara e porte chiuse e mille euro di ammenda, in Prima categoria, alla Rivo Subasio. Il motivo? Lo spiega il giudice sportivo della Federcalcio umbra nel comunicato numero 177 pubblicato ieri sera sul sito figc-cru.com.
“In quanto - si legge - al termine della gara, mentre si trovava ancora all’interno del terreno di gioco, l’arbitro veniva raggiunto dall’allenatore della Rivo Subasio che protestava nei confronti del suo operato. L’arbitro veniva quindi raggiunto nel medesimo istante da un soggetto non presente in distinta ma riconducibile alla Rivo Subasio che entrava dal cancello del terreno di gioco che era stato aperto dal custode della società ospitante. Tale soggetto insultava gravemente e minacciava ripetutamente il direttore di gara (“ti aspetto, tanto non torni a casa”) seguendolo fino allo spogliatoio. L’arbitro riusciva velocemente ad aprire la porta dello spogliatoio, ma tale soggetto si inseriva bloccando la chiusura della porta e continuando a profferire minacce analoghe a quelle sopra riportate.
Solo con fatica l’arbitro riusciva a chiudere la porta. Uscito dallo spogliatoio l’arbitro trovava lo stesso soggetto ad attenderlo, questa volta assieme ad altre tre persone sempre riconducibili alla società Rivo Subasio. Queste quattro persone si frapponevano fra l’arbitro e la sua macchina e lo minacciavano dicendogli che non sarebbe tornato a casa. L’arbitro entrava in macchina ma una di queste persone lo aspettava fuori dal cancello sbattendo il pugno contro il finestrino dell’auto, insultando e minacciandolo.
Una seconda persona invece seguiva l’arbitro per il tratto del parcheggio prima del cancello di uscita sbattendo il pugno sul finestrino e sventolando una banconota di euro cinquanta e pronunciando nei suoi confronti gravissimi insulti con connotato sessuale dispregiativo, inveendo anche nei confronti della Federazione. Una decina di persone tra dirigenti e allenatore della Rivo Subasio assistevano alla scena senza aiutare in alcun modo l’arbitro, nè provando a calmare tali soggetti”.
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