Calcio
Il Gubbio in azione
Il calcio italiano prova a guardare al futuro e chiama in causa la serie C. La ricerca di nuovi talenti per la Nazionale (il progetto seconde squadre non ha portato gli effetti sperati) e la necessità di aiutare economicamente i 60 club di Lega Pro animano la riforma Zola presentata ufficialmente proprio in questi giorni.
In sintesi l’idea della Figc è quella di riconoscere nuovi e più consistenti contributi a chi investe nei giovani andando alla ricerca dei campioni del futuro partendo dalla terze serie, un po’ come accaduto in passato con Baggio e l’indimenticato numero 10 ex Cagliari che oggi è l’ideatore della nuova proposta. A partire dal prossimo campionato di serie C chi farà giocare un Under 23 proveniente dal vivaio riceverà una contribuzione pari al 400%. Un sostegno importante considerato che oggi sono impiegati 110 Under 23 di cui però solo 39 cresciuti nel settore giovanile della squadra di appartenenza.
Il regolamento attuale prevede liste con 23 giocatori professionisti più 4 giovani di “casa” destinati a diventare il doppio a partire dalla stagione 2028-29. Che sia chiaro, non c’è alcun obbligo. Ma chi, come la maggior parte delle 60 squadre di serie C, va alla ricerca di un sostegno economico per portare avanti il sempre più oneroso campionato di appartenenza, dovrà fare i conti con la riforma.
In positivo, perché troverà nuova e importante liquidità, in “negativo” perché per accedere ai contributi dovrà darsi una struttura che oggi la maggior parte dei club non ha. In soldoni, sono pochi i club che hanno giovani in proprio capaci di disputare da titolari la terza serie. Ancora di meno le società che hanno strutture di settori giovanili all’altezza della situazione, perché l’altro aspetto della riforma riguarda la creazione di una graduatoria che premierà (con ulteriori contributi) i club dotati di campi, tecnici, numero di squadre e staff all’avanguardia. Insomma, la riforma è lodevole e necessaria anche perché 60 team professionistici in serie C con pochissime risorse federali a disposizione non possono durare (come dimostra ogni anno il numero dei club falliti), ma la sua attuazione non sarà facile e, almeno inizialmente, potrebbe impoverire il livello tecnico dei campionati. Molti club, infatti, per necessità potrebbero puntare alla quantità con poco riguardo della qualità. Senza dimenticare il problema del vincolo che potrebbe “remare contro”. Il giovane che ha sottoscritto il contratto con il proprio club dopo un anno può recedere dall’accordo e, in questo caso, alla società spetta solo un premio di formazione tecnica. Quindi, ben venga la riforma Zola, ma non sarà di facile applicazione e qualche rischio di andare fuori binario potrebbe verificarsi…
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