CALCIO
Serlupini, primo in alto da sinistra, con la maglia della Ternana (Archivio Giorgio Armadori)
Sono almeno dieci i giocatori da noi individuati che hanno vissuto la partita Ternana-Perugia con entrambe le casacche. In questo senso, il record di gettoni appartiene ad Armando Serlupini, attaccante nato a Bastia Umbra nel 1926, che di derby ne ha giocati ben dieci. Stiamo parlando di un bomber che ha dato tanto soprattutto alla causa biancorossa. Con le sue 72 reti realizzate in campionato, di cui cinque proprio contro la Ternana, Serlupini detiene infatti il record di marcature nella storia dei Grifoni. Pochi ricordano tuttavia che fu proprio la Ternana la squadra a lanciarlo in campo professionistico. Con la maglia rossoverde giocò nelle stagioni 1948-49 e 1949-50, mettendo a segno 31 gol in 73 partite. Serlupini il derby lo aveva quindi assaporato vestendo prima i colori delle Fere. Fu in campo con la Ternana in tutte e quattro le partite relative a quei due tornei, segnando al “suo” Perugia anche due reti. Prima di approdare in biancorosso, Serlupini aveva trascorso anche un periodo a Siena, dove pure aveva realizzato 33 marcature. Il trasferimento al Perugia avvenne nel 1953. Durante i suoi trascorsi con i Grifoni, il centravanti incontrò la Ternana nei sei derby relativi alle stagioni 1954-55, 1955-56 e 1958-59. Serlupini trovò così il modo di farsi perdonare dai tifosi biancorossi. Furono appunto ben cinque le reti che inflisse alle Fere. L’attaccante è morto nel 2009. Dieci anni più tardi, il Comune di Bastia Umbra gli ha intitolato il piazzale antistante allo stadio "C. Degli Esposti". Il bomber aveva vestito anche la maglia della sua squadra locale. Nell’aprile del 1958, nella sfida contro la Ternana, fu proprio una sua rete a siglare il pareggio che permise al Bastia di uscire indenne dal “Viale Brin”. Abbiamo voluto ricordare questo simbolo del calcio regionale con la figlia Maria Pia, già consigliere comunale a Perugia nel periodo 1999-2009.
- Come era nata in suo padre la passione per il calcio?
Mio padre aveva cominciato a tirare calci ad un pallone nella piazza del mercato di Bastia Umbra. Quando fu notato dalla Ternana, giocava con il Ponte Felcino. Lì aveva conosciuto mia madre Luisa Pini, che avrebbe però sposato solo diversi anni più tardi. Per venire a Terni, oltre a lasciare indietro la sua fidanzata, abbandonò la scuola per geometri, dove era arrivato al quarto anno. Mio nonno Domenico non fu molto contento di questa scelta.
- Cosa ricordava della sua esperienza a Terni?
Mio padre raccontava sempre con piacere delle sue passeggiate a Corso Tacito e delle soste al caffè Pazzaglia. Nel maggio 1949 fece un provino con la Lazio, in un’amichevole contro l’Almas Roma. La Ternana domandò però molti soldi per il suo cartellino. Rimase allora in rossoverde senza alcun rammarico.
- Cosa è successo poi dopo la partenza dalla Ternana?
Mio padre si è trasferito al Siena, dove ha disputato due stagioni, diventando il quinto marcatore di sempre nella storia del club. I sostenitori del Perugia non lo vedevano molto di buon occhio. Mio nonno si recò al Santa Giuliana per il match contro i toscani. Quando scese dal treno, sentì i tifosi biancorossi apostrofare suo figlio con un goliardico “Torna al paesello a governare il vitello”. In campo, fu così che papà segnò al Perugia un’altra volta.
- Come accolsero i tifosi biancorossi il suo arrivo con quella maglia?
All’inizio con diffidenza. Mio padre tuttavia si fece volere bene a suon di reti. Lo ribattezzarono “Lupo”. Nei derby contro la Ternana, ebbe modo sicuramente di far dimenticare i suoi trascorsi in rossoverde.
- Cosa pensava suo padre della rivalità tra Ternana e Perugia?
Mio padre ha dato il massimo per entrambe le due squadre, Per ragioni geografiche, era più legato al Perugia. Per lui tuttavia il derby non doveva essere il pretesto per una guerra. Abbandonato il calcio giocato, è stato per lunghi anni tenente dei vigili urbani, facendo anche servizio d’ordine allo stadio. Grande era il suo rammarico quando tra le due tifoserie si verificavano degli scontri.
- Come ha vissuto il calcio una volta abbandonata la carriera?
Mio padre ha poi allenato diverse squadre locali, tra le quali il Bastia Umbra, il Ponte Felcino, il Pierantonio e il Petrignano. Negli ultimi anni di vita, quando è caduto malato, pensava ancora di recarsi al campo per gli allenamenti.
- Ci può svelare un aneddoto curioso?
Da bambino, mio padre era stato colpito dalla poliomelite. La malattia gli aveva lasciato una gamba più corta. Curiosamente, era proprio il piede corrispondente quello con cui segnava di più. I tifosi del Perugia lo chiamavano anche “cianca matta”.
- E in famiglia, come avete vissuto questa passione paterna?
Mia sorella Gloria segue più la pallavolo. Io invece sono più appassionata di calcio. Ho avuto modo di conoscere diversi presidenti del Perugia, come Riccardo Gaucci, Silvestrini e Santopadre. Sono stata anche allenatrice della squadra calcistica del consiglio comunale. Di certo, mi rammarico nel vedere il Perugia giocare in una categoria che non gli appartiene.
Christian Armadori
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