FORMULA 1
Un sistema che permette di regolare l’altezza da terra della macchina. Questo è il trucco che Red Bull avrebbe utilizzato per modificare l'assetto della monoposto anche in regime di parco chiuso (cioè al via delle qualifiche) che ha alzato il polverone della polemica in Formula 1. Al via del Gp degli Stati Uniti, l'auto del toro austriaco dovrà fare a meno di questo stratagemma, in accordo con la Fia. Da qui nasce il "caso T-Tray".
In poche parole. Il T-Tray è il vassoio sotto l'abitacolo, una delle parti più soggette a violenti impatti contro l'asfalto. Secondo il regolamento, lo strato di resina che lo circonda non può consumarsi di oltre 1 millimetro durante la gara. Per far sì che non accada, le auto montano in questa zona un piccolo ammortizzatore, che smorza gli impatti e salva lo spessore dello strato di resina. Questo ammortizzatore può essere modificato quando la macchina è ferma ai box, con i meccanici che possono regolare l'altezza di questo T-Tray fino a quando non si è in regime di parco chiuso. Ecco, Red Bull avrebbe escogitato un modo per permettere al meccanico di regolare l'ammortizzatore da dentro l'abitacolo, senza dover intervenire dall'esterno.
Visto che il concetto delle monoposto a effetto suolo si basa sulla distanza tra il fondo e l'asfalto, anche il minimo cambiamento può portare a chiari vantaggi. In questo caso Red Bull cosa avrebbe fatto? Il giorno di qualifica regolava l'ammortizzatore e portava il T-Tray più vicino all'asfalto: nonostante si trovasse quasi attaccato a terra, i pochi giri che si fanno il sabato non facevano consumare di più di 1 millimetro la resina del fondo, quindi A, si rispettava il regolamento e B, sul giro secco la Red Bull non aveva rivali. La domenica, giorno di gara, bastava agire sull'ammortizzatore, allontanare il T-Tray dall'asfalto e l'auto era pronta a percorrere i tanti km in programma.
Nonostante l'ammissione da parte di Red Bull di avere "un sistema per modificare l'altezza dell'auto", la Fia non ha punito il team. Ma la scuderia ha sottolineato che questo è "inaccessibile una volta che la monoposto è assemblata". Il vero dilemma, infatti, sta nel capire se la squadra di Max Verstappen abbia utilizzato o meno questo sistema tra le qualifiche e la gara, il che rappresenterebbe una violazione del regime di parco chiuso. Duro Oscar Piastri: “Ovviamente tutti stiamo superando i limiti del regolamento tecnico. Si tratta di un aspetto che caratterizza da sempre la F1. Da quello che ho sentito, però, una cosa del genere non sta solo superando i limiti… Li sta chiaramente infrangendo. Se è stato usato, è chiaro che chi l’ha fatto non ha solo superato i limiti, ma è uscito dalla zona grigia per entrare in una nera.
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