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Calcio

Rigori, rigorini e rigoretti: basta, è ora di cambiare!

Luca Mercadini

15 Ottobre 2024, 15:59

L'arbitro

Arbitro in azione

Rigori, rigorini e rigoretti. Ormai non si parla d’altro. Non c’è gara dove non salti fuori una lamentela, un dubbio, qualche perplessità, persino in questa ultima settimana dove gli impegni della Nazionale hanno stoppato il campionato. Era così prima del Var, lo è tuttora perché la tecnologia non è tutto e ci sono troppe interpretazioni difformi. Partiamo da un presupposto. Il calcio è uno sport duro, di contatto. Il tackle, la scivolata, l’entrata, il corpo a corpo sono tutte situazioni che fanno parte del vocabolario del mondo pallonaro. Detto questo bisogna capire perché in situazioni analoghe a volte si fischia il rigore e in altre circostanze si fa proseguire l’azione. Bisogna fare chiarezza perché ne va del futuro di uno sport che resta popolarissimo ma con tanti momenti poco chiari che non aiutano. Intanto, non è possibile punire ogni contrasto, perché come detto, è l’essenza del gioco andare alla conquista o riconquista della sfera che, per l’appunto, si fa anche contrastando l’avversario. Bisognerebbe fare un passo indietro e tornare a parlare di involontarietà del gesto. Insomma, la punizione dovrebbe avvenire solo se c’è intenzione di nuocere, non in altri casi. Questo criterio contribuirebbe non poco a fare chiarezza e a capire. Poi c’è la questione di chi è deputato a decidere. La velocità di gioco e lo sviluppo dinamico dell’azione - come si dice in gergo -, sono tutti elementi che possono sfuggire o comunque sono poco valutati da chi sta nella stanza Var.

In altre parole la tecnologia in questi casi vale molto meno dell’arbitro che segue lo sviluppo del gioco. In certe situazioni dovrebbe essere solo il direttore di gara a intervenire, perché solo l’arbitro può capire bene la velocità di gioco che non può essere trascurata ai fini del giudizio. Nelle ultime settimane si è assistito a decisioni assurde con le solite inevitabili polemiche a strascico. E, oltre al contrasto, di mezzo c’è finito ancora una volta anche il fallo di mano. Anche in questo caso bisognerebbe tornare a parlare di involontarietà e di velocità dell’azione. Se un giocatore salta in area per contrastare l’avversario come si può pretendere che tenga le braccia attaccate al corpo? Quindi, se il pallone finisce su un braccio, non può essere fischiato fallo o, peggio ancora, calcio di rigore, se in area. Eppure è stato fatto più volte, quasi a contraddire le stesse regole della fisica. Un conto se è il giocatore ad andare con il corpo verso il pallone, un altro se accade il contrario.

Insomma, sarebbe ora di intervenire e rendere tutto più semplice senza andare alla ricerca di cervellotiche interpretazioni. E la volontarietà o meno del gesto così come la considerazione della velocità dell’azione potrebbero aiutare. Serve, però, la volontà di ammettere qualche errore e ripensare tutto. Siamo ancora in tempo.

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