TENNIS
Ventidue slam in carriera tra cui 14 Roland Garros, due Wimbledon, due Australian Open e quattro Us Open. 36 Masters 1000, due medaglie d’oro alle Olimpiadi e cinque Coppe Davis, 92 titoli Atp e 1080 vittorie nel circuito. Questo è Rafa Nadal, "El màs grande". Il tennista spagnolo ha annunciato il suo ritiro dal circuito professionistico, confermando l'ipotesi che era maturata già dalla sua uscita dal Roland Garros di quest'anno. Il maoirchino chiuderà la sua carriera con le Finals di Coppa Davis, in programma a Malaga dal 19 al 24 novembre. Con l'addio di Nadal, se ne va un altro pezzo dei big-three. Roger Federer, Novak Djokovic, Rafa Nadal. La santa trinità della racchetta ha rappresentato, con ogni probabilità, l'età dell'oro del tennis mondiale. Ma quale è l'eredità del campione spagnolo?
Nadal ha rivoluzionato l'ambiente tennistico. Sin dal suo esordio, le capacità difensive del maiorchino hanno messo in difficoltà l'intero circuito. Mancino (anche se nella vita di tutti i giorni è destro), colpi con un elevatissimo top-spin, sensibilità unica nelle palle corte. Ancora oggi rimane utilizzato dai giocatori il suo colpo simbolo, in "banana shot", dritto lungolinea che esce e rientra in campo grazie all'effetto impresso sulla pallina, con la traiettoria che va a formare una linea curva. Quando hanno visto Nadal per la prima volta, i puristi della racchetta hanno storto il naso, che non apprezzavano un giocatore difensivo e rumoroso in campo (le urla dello spagnolo sono ormai entrate nell'immaginario collettivo). Ma Nadal era più di tutto questo. La tecnica era divina, ma ciò che ha contraddistinto "il re della terra rossa" in tutta la sua carriera è stata la voglia di non arrendersi mai. La mentalità di non lasciar morire neanche un punto ha trovato il suo punto più alto proprio durante le battaglie al Roland Garros, tante contro l'amico-rivale Federer. Non a caso si vincono 22 tornei del grande slam. Eterno.
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