Cronaca
Il luogo dove è stato ucciso Stefano Bartoli
La Procura di Spoleto ha chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio per Erjon Behari, il 42enne albanese accusato di aver ucciso con una coltellata al petto lo spoletino Stefano Bartoli, 28 anni. È stata fissata per inizio luglio l’udienza preliminare davanti al gup del tribunale di Spoleto Luca Cercola chiamato alla prima pronuncia sull’omicidio avvenuto il 20 luglio scorso in via Due giugno, all’interno del quartiere Casette, praticamente davanti all’abitazione di Behari, che era sottoposto alla vigilanza speciale, perché ritenuto socialmente pericoloso.
Il quarantaduenne è stato arrestato subito dopo il delitto dai carabinieri del maggiore Teresa Messore e poi portato nel carcere di Spoleto, dove tuttora è recluso, mentre Bartoli veniva soccorso invano prima da una residente e poi dal personale del 118.
Il passo in avanti giudiziario sull’omicidio del giovane spoletino è arrivato a circa quattro mesi dalla consulenza psichiatrica disposta dal gip Maria Silvia Festa, su richiesta dello stesso pm Tana, per stabilire la capacità di intendere e di volere dell’indagato. Behari, difeso dall’avvocato Maria Donatella Aiello, è stato considerato imputabile dal professor Stefano Ferracuti, docente di Psichiatria e psicologia clinica dell'Università Sapienza di Roma: il professore pur riscontrando in Behari una serie di deficit lo ha ritenuto in grado di rispondere delle proprie azioni davanti ai giudici.
In questo quadro, il pm Alessandro Tana, che ha seguito il delitto fin dalle prime ore, al 42enne albanese, tuttora recluso nel carcere di Maiano (Spoleto), contesta l’omicidio volontario aggravato dai motivi abietti o futili. Nel capo di imputazione si legge che Behari, “al culmine di una discussione avuta con Bartoli per motivi inerenti al consumo o, comunque, all’acquisto di sostanze stupefacenti” lo ha “colpito con una lama all’altezza del costato, procurandogli così una ferita da punta nella zona sottomammaria sinistra”, uccidendolo.
A Behari, poi, la Procura contesta anche il porto abusivo di armi e oggetti atti a offendere aggravato “perché, senza giustificato motivo, portava all'esterno della sua abitazione un coltello da cucina della lunghezza complessiva di 22 cm circa, di cui 11 cm circa di lama tagliente e con punta acuminata”, è sempre scritto nel capo di imputazione.
Con la richiesta di rinvio a giudizio a carico del quarantaduenne albanese, la Procura di Spoleto ha anche indicato come parti offese i familiari di Bartoli, che verosimilmente si costituiranno parte civile già davanti al gup del tribunale di Spoleto, anche se in caso di rinvio a giudizio Behari verrà processato davanti alla Corte d’Assise di Perugia.
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