Cronaca
Via Due Giugno, il luogo del delitto
Erjon Behari può essere processato per l'omicidio volontario di Stefano Bartoli, il 28enne ucciso a Spoleto lo scorso luglio con una coltellata al costato sferrata in via Due Giugno, ovvero una delle stradine del quartiere Casette. Questo l'esito dell'esame compiuto dal prof Stefano Ferracuti, docente ordinario di Psicopatologia forense dell'Università La Sapienza di Roma, a cui lo scorso novembre il gip del tribunale di Spoleto, Maria Silvia Festa, aveva ordinato una perizia psichiatrica sul quarantaduenne che, dopo l'arresto avvenuto nei minuti immediatamente successivi al delitto, aveva anche ammesso di aver colpito Bartoli con una coltellata, pur sostenendo di non aver agito con l'intento di uccidere, ma solo per spaventare la vittima.
Quella coltellata, però, ha tolto la vita a Bartoli nel giro di pochi minuti, malgrado gli immediati soccorsi richiesti da una residente a cui il giovane si è subito rivolto per avere aiuto, verosimilmente comprendendo la gravità della lesione.
In sede di incidente probatorio, che si è svolto ieri martedì 11 febbraio a porte chiuse, è emerso che il prof Ferracuti ha riscontrato su Behari una serie di deficit, ma secondo il prof quegli stessi deficit non ne minano l’imputabilità. Il quarantaduenne, che si trova in carcere dal giorno del delitto, alcuni anni fa in un altro procedimento e da un altro consulente era stato giudicato incapace di intendere e di volere. In questo senso era stata la stessa Procura di Spoleto, che segue il caso fin dal principio col sostituto Alessandro Tana, a richiedere la perizia, che comunque era stata sollecitata anche dalla difesa di Behari, rappresentato dall'avvocato Maria Donatella Aiello.
Tuttavia, il prof Ferracuti nominato dal gip nell’ambito dell’indagine per omicidio è giunto a conclusioni differenti. Ora sarà dunque la Procura di Spoleto a dover compiere i passi successivi nell’ambito dell’indagine preliminare, procedendo verosimilmente alla chiusura delle indagini a carico di Behari, che era già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, e quindi a richiederne il rinvio a giudizio per il delitto. A seguire da vicino il procedimento è naturalmente la famiglia della vittima, fin qui indicata come parte offesa dalla Procura di Spoleto e che con ogni probabilità si costituirà parte civile nel processo che, a questo punto, sembra destinato a scaturire dall’omicidio del ventottenne
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