CRONACA
Stefano Bartoli conosceva bene il suo presunto assassino Erjon Behari, accusato di averlo ucciso con una coltellata al petto al culmine di una lite in strada a Spoleto. Chi conosce Behari lo descrive come un soggetto instabile e quindi altamente imprevedibile, attualmente senza lavoro, col vizio dell’alcol. Un quadro, questo, aggravato da alcuni problemi fisici, che hanno fatto scivolare il 42enne nella marginalità sociale. Sulle cause della lite Behari, nella mattina di domenica 21 luglio, in sede di interrogatorio di garanzia in caserma, ha parlato di “questioni di natura personale”, forse di soldi, ma né lui né la vittima lavoravano. Il presunto assassino ha anche detto che la lite con Bartoli era iniziata il pomeriggio e che poi il giovane sarebbe tornato alla carica in serata, quando la lite è degenerata nel peggiore dei modi, l’omicidio. Un epilogo, questo, che Behari ha sostenuto di non aver voluto, affermando di aver accoltellato il ventottenne spoletino solo per spaventarlo e dicendosi convinto di averlo ferito solo superficialmente. Invece con quella coltellata, secondo la ricostruzione degli inquirenti, lo ha ammazzato.
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