Il caso
Gianpiero Bocci
C’è anche l’ex sottosegretario al ministero degli Interni, Gianpiero Bocci, indagato nell’inchiesta di Milano sulla presunta corruzione nei ministeri e al Vaticano, nell’ambito della quale sono finiti ai domiciliari il generale dei carabinieri Oreste Liporace e due imprenditori. Uno dei due, Ennio De Vellis, secondo la procura milanese sarebbe stato favorito dallo stesso Gianpiero Bocci, condannato a Perugia recentemente nell’ambito della concorsopoli della Sanità umbra a due anni e sette mesi, per l’assegnazione di un appalto di circa 60 mila euro riguardante il servizio di facchinaggio. In particolare, l’ex sottosegretario è accusato di corruzione e di false fatturazioni. Secondo la ricostruzione accusatoria Bocci avrebbe percepito circa 12 mila euro indebitamente.
Bocci, tramite il suo avvocato, Alessandro Cannevale ha diramato una nota stampa, nella quale si legge: “Nel 2019 Gianpiero Bocci, da privato cittadino non più titolare di cariche istituzionali, ha svolto per quattro mesi un’attività di consulenza per conto di una società di servizi di Roma, i cui compensi ha regolarmente fatturato. Apprende solo oggi che quella stessa società, coinvolta nelle indagini della Procura di Milano a carico, fra gli altri, del generale dei carabinieri Liporaci, aveva ottenuto nel 2017 un appalto di circa 50 mila euro per servizi di facchinaggio dal competente Dipartimento del Ministero dell’Interno. La stessa Procura di Milano non contesta la regolarità della procedura. Nel 2017 Gianpiero Bocci era sottosegretario all’Interno ma – in tutto il periodo nel quale ha ricoperto l’incarico (maggio 2013 - maggio 2018) – non si è mai occupato né di questa né di altre procedure di appalto. Durante quei cinque anni, non ha conosciuto né ha avuto rapporti con nessuna delle persone oggi indagate dalla Procura di Milano”.
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