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Francesco De Gregori si racconta: le radici umbre, i legami con i giganti del cantautorato e il pensiero sulla musica di oggi. L'intervista

Andrea Pescari

24 Maggio 2025, 19:57

Francesco De Gregori si racconta: le radici umbre, i legami con i giganti del cantautorato e il pensiero sulla musica di oggi. L'intervista

Francesco De Gregori (foto Belfiore)

Non capita tutti i giorni di avere come ospite un gigante della musica italiana come Francesco De Gregori. Il principe del cantautorato, alla vigilia dell'attesissimo concerto all'Auditorium San Domenico di Foligno, è stato il protagonista assoluto della puntata speciale di Umbria in diretta, andata in onda sabato 24 maggio. Dopo essere stato accolto dai redattori presenti nella sede centrale del Corriere dell'Umbria si è accomodato negli studi della radio per concedersi a una lunga intervista condotta da Paola Costantini, giornalista e volto della trasmissione, e dal vicedirettore del Gruppo Corriere Alfredo Doni. De Gregori ha raccontato aneddoti, retroscena su amicizie e collaborazioni entrate di diritto nell'olimpo del mondo della discografia nostrana, spaziando e ripercorrendo ricordi appartenenti a fasi diverse della sua brillante e longeva carriera ricca di successi e riconoscimenti, esprimendo anche il suo pensiero in merito allo stato di salute della musica italiana di oggi. 

 

In apertura di puntata, dopo essersi definito un lettore affezionato del Corriere dell'Umbria poiché "vivendo spesso qui, è un quotidiano che mi accompagna" De Gregori si è poi soffermato proprio sulla crisi delle edicole dicendo: "Resistono, e spero che resistano a lungo. Anche se credo sia una situazione destinata a peggiorare nel tempo, lo vedo anche nella mia città a Roma, dove chiudono una dopo l'altra o si trasformano in distributori di gadget per turisti. Per quelli della mia età, il giornale rimane il centro dell'acquisizione delle notizie: devo vedere l'inchiostro sulla pagina e sentire l'odore della carta". 

Prendendo spunto dalla vittoria dello scudetto del Napoli, l'artista è stato incalzato sul rapporto con una delle icone e dei simboli della città partenopea, Pino Daniele, con cui ha collaborato nel tour Una città per cantare insieme anche a Fiorella Mannoia e Ron. "Era uno straordinario artista, cantante e musicista, molto rigoroso per tutto quello che riguardava l'aspetto della musica. Mi ricordo che la canzone più ambita per noi tre che stavamo insieme a lui nel tour era Napule è. Volle che la cantassimo io e lui da soli, insieme poi anche a Generale in un momento molto bello, ritagliato al centro del concerto. Lo ricordo con grande affetto, rimpianto, ma devo dirti anche con grande allegria. E' stato un privilegio averlo conosciuto e aver cantato con lui".

Dopo aver riascoltato ai microfoni di Radio Corriere dell'Umbria il brano Putesse essere allero, interpretato da De Gregori come omaggio proprio a Pino Daniele nell'album Pastiche, in collaborazione con Luca Medici (in arte Checco Zalone), il cantautore si è soffermato proprio sulla bravura dell'artista/attore comico: "Qui abbiamo sentito anche un grande pianista, inespresso perchè nella vita ha scelto di fare l'attore comico, dove si esprime benissimo. Io sono un suo ammiratore e, frequentandolo, ho scoperto il suo talento musicale. Gli proposi di fare un disco insieme, in cui io potevo cantare di tutto con Luca nel ruolo di pianista. Cosa mi ha incuriosito di lui inizialmente? Il suo cinema, i suoi film un pò snobbati da quella che è la critica cinematografica ufficiale, e quindi ho voluto conoscerlo per capire se era davvero così intelligente come sembrava essere da regista e attore".

Mentre sul primo incontro con Checco Zalone: "Mi trovavo a Bari per lavoro (circa 6/7 anni fa), cominciai a chiedere a tutti se avevano il suo numero di telefono, che mi dette un uomo che mi accompagnava in macchina. Gli mandai un messaggino e, non sapendo se il numero fosse effettivamente quello di Checco, mi firmai in modo ambiguo: Francesco DG. E lui racconta che pensò che fosse Dj Francesco. Rispose, ci vedemmo quella sera stessa a cena e facemmo amicizia". Un legame speciale e sincero, che va oltre a una semplice collaborazione di tipo professionale, ma che ha potuto esprimersi anche in siparietti simpatici come quello andato in scena in una libreria in cui De Gregori promuoveva un libro: "Lo portai alla Feltrinelli di Bari e mi costrinse con la forza a cantare I uomini sessuali, che io non sapevo e imparai velocemente in camerino. Facemmo questa cosa che stupì un pò tutti e anche me devo dire. E da lì, attraverso varie tappe, siamo arrivati a Pastiche". 

E' stato approfondito il rapporto anche tra De Gregori e la musica degli altri: "Sono molto legato alla musica d'autore, da Vasco Rossi a Ligabue. Per motivi anagrafici sono abbastanza indifferente rispetto al rap e alla trap. Sono generi che ascolto con rispetto ma raramente trovo cose che mi facciano divertire, con delle eccezioni come Caparezza e Piotta. Questo linguaggio esasperato e, tutto sommato inconcludente, mi lascia perplesso".

Spazio anche ad aneddoti, come quando Claudio Baglioni lo lasciò a piedi sulla Marmolada: "E' accaduta nel 1975, l'anno che morì Pasolini. Me lo ricordo perché la mattina leggemmo sul giornale della notizia. Partimmo io, Claudio, sua moglie Paola e un fotografo. Decidemmo di fare questa zingarata senza sapere dove saremmo finiti. Ci trovammo sulla Marmolada, nevicava e si fermò la macchina. La spingemmo io e il fotografo, Claudio al volante e Paola seduta senza fare niente e, quando l'auto si mise in moto, rimasi indietro e a loro sembrò un simpatico scherzo percorrere 300 metri lasciandomi a piedi".

50 anni di Rimmel, con tanto di tour dedicato. Album che contiene uno dei suoi più grandi successi, come Buonanotte fiorellino che - ricorda Paola Costantini - una volta ascoltata da Fabrizio De André, fu commentata dal cantautore genovese con 'Belin': "Lo diceva sempre, anche di fronte a un piatto di pasta asciutta. Come nasce il brano? Da un momento di sofferenza amorosa, una volta abbandonato dalla mia fidanzata. Volevo convertire il senso di vuoto che provavo in qualcosa di leggero, lasciandomi alle spalle questa sconfitta sentimentale. La canzone venne fuori con una facilità estrema, avendo come punto di riferimento un brano di Bob Dylan. Fabrizio la fece ascoltare a Paolo Villaggio, il quale disse che avrebbe avuto successo". C'è chi criticò il brano, dicendo che era una canzone da Baci Perugina: "Noi cantautori eravamo 'impegnati'. C'era la tendenza a fare della canzone un veicolo di comunicazione per quanto riguarda la società e la politica. Buonanotte fiorellino trasgredì questa corrente, spiazzò i puristi ma come vedi ancora ne stiamo parlando". 

Proprio di Rimmel, viene ricordata anche l'invidia che Roberto Vecchioni raccontò di provare all'ascolto dell'album: "Roberto è sempre stato molto carino con me. Tutti quanti eravamo un pò invidiosi l'uno dell'altro. Anch'io lo ero di lui, di Antonello (Venditti) o Baglioni, c'era amicizia ma anche competitività. Ora gli vorrei mandare il disco nuovo in sostituzione di quello che ha gettato via. Una volta mi è capitato anche di trovare un disco di un collega, di cui non farò il nome, così odioso che provai a distruggerlo, e stranamente non ci riuscii perché il vinile è un materiale difficile da rompere. Lo rigai" ha svelato, scherzando, De Gregori. Mentre su Antonello Venditti: "Siamo nati nello stesso locale, dove è passata tanta buona musica. Siamo entrambi figli di Roma, lui lo esterna molto più di me. E a proposito invidio anche lui per aver scritto l'inno della Roma (scherza, ndr.). Se vado allo stadio? Onestamente no, mi risulta scomodo. Non vorrei essere inquadrato dalle telecamere che inquadrano i vips...".

Tra le tante collaborazioni, è stata ricordata anche quella con Lucio Dalla: "E' difficile descrivere il clima che c'era negli anni '70. Nelle case discografiche o nei festival, eravamo una specie di armata Brancaleone: ci si incontrava spesso e ci si scambiava ospitate. Questo è capitato sempre più spesso tra me e Lucio, da cui poi è nata la prima tournée Banana Republic. Lui a definirmi il Principe? Diceva di sì, sicuramente avevamo stili, dress code e altezze differenti. Lui era nato sulla strada dove ha cominciato a suonare il clarinetto con i più grandi jazzisti che venivano in Italia. Io ero un figlio di buona famiglia, avevo fatto il liceo e tentato di fare l'università (mancava solo la tesi, ndr.). Mi chiamò principe forse perché vedeva eleganza, o forse perché vedeva un pò di alterità, come quando negavo le interviste".

In conclusione, dopo aver commentato la musica che domina oggi le classifiche, ha espresso il suo pensiero proprio sullo stato della discografia italiana, nonché le abitudini di ascolto che prevalgono oggi nella sua fruizione: "Il cd ormai è morto, c'è il digitale e una piccola nicchia di pubblico che colleziona vinili, oggetto raro come il panda. Nessuno vuole più possedere la musica, la sua distribuzione somiglia sempre di più alle radio. Ascolti qualcosa e poi la interrompi a metà, secondo me non un modo sano di ascoltare. Ogni generazione ha i suoi modi, non mi sento di criticare nulla. A me piacerebbe sempre che una mia canzone venga sentita dall'inizio alla fine".

Infine, con De Gregori è stata ricordata la data del concerto a scopo benefico di domenica 25 maggio a Foligno, organizzato da Inner Wheel "che si occupa di disagio giovanile. Ci tengo molto, è giusta l'attenzione che l'associazione dedica a tale problematica emergente, soprattutto negli ultimi anni abbiamo visto quanto è importante stare vicino a chi sta crescendo" ha specificato il cantautore. Nessuna anticipazione sulla scaletta, che anzi non è stata ancora selezionata: "Mi muovo in un range di una ventina di canzoni, di cui ne farò 10/12. Domani mattina la sceglierò insieme al mio pianista Carlo Gaudiello. E qui il vicedirettore Doni non ha potuto non approfondire le radici umbre, in particolare proprio con Foligno, di De Gregori: "E' la mia seconda patria, è una città che amo tantissimo. Sono arrivato in Umbria agli inizi degli anni '80 e abitavo dalle parti di Montefalco. Ho iniziato da allora a gravitare su Foligno, che mi è piaciuta subito, l'ho trovata una città discreta ed elegante con la quale è stato facilissimo fare amicizia". E' sulle note di Donna cannone che si è conclusa l'intervista, tra i saluti e i ringraziamenti finali, con tanto di foto ricordo e autografi di rito che non si sono fatti mancare.

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