POLITICA
Non ci stanno a essere esclusi dai benefici fiscali della Zes. Non ci stanno a un’Umbria spacchettata a macchia di leopardo, a imprese di serie A e B: quelle che possono usufruire del credito d’imposta e quelle - magari situate a pochi metri dal confine comunale - che invece non possono. La semplificazione amministrativa vale per tutti, è vero, ma l’incentivo economico no. Protestano i 55 sindaci dei comuni non annoverati nella perimetrazione prevista dall’articolo 107.3, lettera C, del trattato di funzionamento dell’Unione europea sugli aiuti di Stato. Lo fanno con distinguo e toni differenziati, ma tutti contestano la scelta operata nel 2021 per zone censuarie, in base cioè ai redditi medi, in base a una delibera del 2021, che oggi Palazzo Donini vuol correggere.
La presidente della Regione Stefania Proietti “si è da subito adoperata per ristabilire un criterio omogeneo per rivedere il perimetro di applicazione del credito d’imposta anche per i comuni attualmente esclusi, mentre ricordiamo che l’agevolazione della semplificazione normativa (autorizzazioni in 2 mesi) è estesa già a tutti i comuni umbri. Si tratta di un’azione che la presidente della Regione Umbria sta condividendo e portando avanti con il presidente della Regione Marche”, fa sapere l’ente. “La nostra amministrazione regionale - ribadisce Proietti - fin dalla presentazione del disegno di legge si è adoperata attivamente, sulla base di uno studio elaborato da Sviluppumbria, con il commissario della Zes Giuseppe Romano, con il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alle Politiche per il Sud Luigi Sbarra e con il ministro della Coesione Tommaso Foti per richiamare l’attenzione del governo su questa disparità di trattamento che potrebbe creare ulteriori sperequazioni tra territori all’interno della regione, tra comuni che possono vedere le proprie imprese beneficiare delle opportunità e altri confinanti a cui è negata questa opportunità”. Un piano di allargamento che l’Umbria sta portando avanti con la Regione Marche.

La sindaca di Perugia (inclusa solo in parte), Vittoria Ferdinandi, evidenzia la discrasia e punta sul lavoro in sinergia con la Regione Umbria. “Siamo in contatto con la Regione Umbria - fa sapere Ferdinandi - per verificare tutte le strade e le possibili soluzioni che consentano un allargamento dei benefici della Zes Unica a tutti i comuni umbri, compreso naturalmente il capoluogo. È importante chiarire che Perugia, come tutti i comuni dell’Umbria, rientra già nella Zes Unica per quanto riguarda gli aspetti di semplificazione amministrativa e procedurale, che rappresentano una parte rilevante dello strumento. Per ciò che riguarda invece l’accesso agli incentivi economici, come il credito d'imposta, la situazione attuale è determinata dalla delibera regionale 961 del 2021, che individua i criteri e i parametri per la perimetrazione delle aree ammissibili. Tali parametri, nella loro formulazione vigente, non prevedono al momento l’ingresso del territorio perugino tra le zone che possono beneficiare degli aiuti maggiorati. Proprio per questo motivo, insieme alla Regione, stiamo seguendo con attenzione il percorso di aggiornamento e modifica della delibera, affinché l’Umbria possa presentare una proposta coerente e completa al governo e agli uffici competenti, finalizzata a una maggiore inclusività dell’intero territorio regionale. Il Comune di Perugia è pronto a fare la sua parte, nell’interesse del tessuto produttivo locale e regionale, permettendo alla città capoluogo di contribuire pienamente alle opportunità di sviluppo previste dalla Zes Unica.

Il sindaco di Castiglione del Lago, il dem Matteo Burico, è netto. “L’estensione della Zes Unica all’Umbria - spiega Burico - viene raccontata come una svolta storica per lo sviluppo regionale, e in parte lo è: agevolazioni fiscali, procedure semplificate, attrazione di investimenti. Un’occasione rara, che potrebbe finalmente dare respiro ai territori in maggiore difficoltà e capacità competitiva alle nostre imprese. Ma il modo in cui la mappa dei comuni scelti è stata disegnata lascia più ombre che luci. Perché se davvero l’obiettivo è sostenere i territori in transizione, le aree fragili, le zone colpite da declino industriale e spopolamento, allora l’esclusione di interi comuni, soprattutto quelli di confine, come i nostri, è semplicemente incomprensibile. I comuni del Trasimeno costituiscono un’unica area interna. Eppure Castiglione del Lago e altri comuni del Lago sono fuori dalla Zes. Come se la fragilità economica si fermasse a un confine tracciato con il righello. Una Zes fatta a metà rischia di essere solo un esercizio di stile.”

L’azzurro Antonino Ruggiano, sindaco di Todi, pigia ancora di più sull’acceleratore e mette in dubbio l’intera ratio della Zes. “Tutta l'Umbria nella Zes, con alcuni comuni più poveri ed in difficoltà che potranno godere anche dei vantaggi fiscali negli investimenti già fatti. Bene così. Ma io non riesco - è l’esordio ironico di Ruggiano - ad avere tanto estusiasmo. Da un lato si certifica che siamo tra le regioni più povere d'Europa e non credo ci sia tanto da festeggiare. Dall'altro, ci dicono apertamente che saremmo fortunati perché avremo meno burocrazia e più semplicità nei procedimenti e, quindi, l'economia e le imprese funzioneranno meglio. È la conferma di quello che sostengo da anni. Con questo impianto di tipo socialista, affogati di burocrazia e tasse, non possiamo più andare avanti. Io non voglio le Zes per le zone in difficoltà, voglio che tutta Europa sia libera e possa produrre ricchezza e avere futuro. Se le regole semplificate della Zes funzionano è bene che ci siano dappertutto, non a discrezione dei piani di sviluppo di una burocrazia vorace e inefficiente, che ci sta portando allo sfascio”.

“Serve un impegno e un lavoro congiunto tra Comuni, associazioni di categoria, Regione e governo per estendere i provvedimenti previsti dalla Zona Economica Speciale anche alle aree dell’Umbria al momento rimaste escluse” afferma il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani. “La definizione dell’attuale perimetro della Zes dell’Umbria, che per alcuni provvedimenti non comprende molti Comuni umbri tra cui quelli dell’Orvietano – dice il sindaco - rischia di creare un divario tra territori che invece affrontano sfide comuni in termini di competitività, attrazione di investimenti e sviluppo produttivo. Nel corso della recente assemblea provinciale di Ance, che si è tenuta a Orvieto – prosegue - abbiamo avuto modo di confrontarci con l’assessore regionale De Rebotti su possibili ulteriori criteri che potrebbero essere proposti per allargare i benefici del credito di imposta anche alle altre aree. Martedì prossimo avremmo modo di approfondire la questione nel corso dell’incontro a Terni con il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Sbarra, promosso da Confindustria Umbria e successivamente anche con le associazioni di categoria locali nell’ambito del tavolo per il Patto per lo sviluppo sostenibile che stiamo definendo e per il quale la Zes, in particolare per l’ampliamento e il rilancio dell’area industriale di Fontanelle di Bardano, rappresenterebbe un importante acceleratore. Per questo è necessario un confronto costruttivo con Regione e governo”.

Il sindaco di Pietralunga - altro territorio non compreso, in Altotevere - Francesco Rizzuti, spiega che “questo non è il momento della protesta, dobbiamo lavorare insieme alla Regione per modificare il provvedimento che vede aziende al confine fra comuni favoriti dagli incentivi e altre che magari hanno sede a pochi metri, dall'altra parte della strada, discriminate. La stessa cosa accade nelle Marche, nella provincia di Pesaro-Urbino. Le due Regioni stanno lavorando unite, insieme al governo, per far passare l’estensione”.
Il consigliere regionale Nilo Arcudi (Umbria civica) ha presentato un'interrogazione alla giunta regionale dell'Umbria per chiedere trasparenza e motivazioni chiare sui criteri adottati per l'individuazione dei Comuni umbri da includere nella proposta di Zes unica.
Intanto a Nocera Umbra il segretario dem Donatello Tinti critica proprio l’inserimento nella Zes: “È la certificazione che l'Umbria è stata inserita insieme alle Marche, nelle regioni del Sud, con gravi difficoltà sul versante dello sviluppo, e dell'occupazione”.
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