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POLITICA

Gaza, un raggio di speranza dopo le tenebre

Sergio Casagrande

14 Ottobre 2025, 11:39

Gaza, un raggio di speranza dopo le tenebre

Donald Trump

Quella di lunedì 13 ottobre è stata una giornata che resterà nella memoria collettiva: tutti i 20 ostaggi israeliani ancora vivi sono stati liberati da Hamas, dopo lunghi mesi di prigionia, grazie all’intesa che prevede il rilascio di oltre 1.900 detenuti palestinesi da parte di Israele.

In mezzo a lacrime, abbracci e proclami trionfali, spicca la figura di Donald Trump, celebrato come l’artefice di un capolavoro diplomatico. Parlando con i giornalisti prima del discorso alla Knesset, il Parlamento israeliano, ha dichiarato: “La guerra è finita”. Speriamo sia vero.

Per molti, ieri è stata la conferma che la sua ambizione internazionale non era solo retorica. Ma resta il dubbio: è stata più fortuna – coincidenze favorevoli, tempismo, il logoramento reciproco dei contendenti – o vera capacità diplomatica?

Chi lo voleva ridurre a showman deve ammettere che è riuscito a tenere insieme interlocutori ostili: Israele, Hamas, mediatori arabi, Ong internazionali. Eppure, meriti e fragilità si intrecciano.

Il piano, però, resta fragile. Il disarmo di Hamas; il futuro politico di Gaza; le garanzie di sicurezza per Israele; il riconoscimento regionale: nulla, in realtà, è ancora definito in modo irreversibile.

Un aspetto appare evidente: nei giorni scorsi era ormai chiaro a tutti, anche agli ambienti diplomatici, che l’inasprimento dello scontro stava isolando Israele sul piano internazionale, attirando critiche e risoluzioni di condanna per la durezza verso Gaza.

Tra quei critici vi sono pure molti italiani, semplici cittadini che domenica scorsa hanno partecipato alla marcia Perugia-Assisi, numerosi come non mai, senza bandiere di partito: un segno che la preoccupazione per la spirale militare non è confinata lontano, ma coinvolge cuori e coscienze anche qui.

Oggi, quindi, si respira speranza, non certo pace definitiva.

Quelle come ieri sono giornate che non dissolvono i drammi del pianeta ma, in un mondo tormentato, aiutano comunque a mitigare la gravità delle crisi. E ci piace pensare che tali momenti possano innescare un cambio di passo: meno guerra, più diplomazia; meno chiusure, più dialogo. E comunque, per oggi, valgono come testimonianza che anche l’impossibile può fare un passo verso la luce.

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