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L'INTERVISTA

L'ambasciatrice di Cuba Mirta Granda Averhoff al Corriere: "Palestina subito Stato. Usa complici di Israele"

In Medio Oriente "non può esserci pace se si viola il diritto umanitario"

Sergio Casagrande

13 Agosto 2025, 14:00

L'ambasciatrice di Cuba Mirta Granda Averhoff al Corriere: "Palestina subito Stato. Usa complici di Israele"

All'ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff, dopo la sua recente visita ufficiale in Umbria - avvenuta a Perugia e culminata con un incontro con la comunità cubana locale organizzato da AsiCuba Umbria - abbiamo posto alcune domande su temi di stretta attualità: dalle crisi internazionali in corso, ai rapporti tra l'Italia e il Paese caraibico, fino alle opportunità che Cuba offre agli imprenditori stranieri e non solo.

Ambasciatrice, alla luce dell'emergenza generata dalla guerra in Ucraina, l'escalation tra Israele e Iran e la tragedia umanitaria in corso a Gaza, qual è la posizione ufficiale del governo cubano di fronte a ciascuna di queste tre gravi crisi internazionali?


Gli eventi di questi giorni, compreso l’aumento della spesa militare della Nato che rafforza il criterio della corsa agli armamenti a scapito delle questioni sociali, danno ragione a Cuba, quando nel febbraio 2022 segnalò che l’impegno statunitense nel continuare la progressiva espansione della Nato verso i confini della Russia, aveva portato ad uno scenario che si sarebbe potuto evitare.

Il governo cubano ha sollecitato una soluzione diplomatica seria, costruttiva e realistica, con mezzi pacifici e nel rispetto delle norme del diritto internazionale, che garantisca la sicurezza e la sovranità di tutti.
Riguardo all’aggressione israeliana contro l’Iran, le dichiarazioni dei principali dirigenti cubani e della nostra Cancelleria sono state molto chiare.
Cuba ha condannato nei termini più forti gli attacchi perpetrati da Israele e Stati Uniti contro la Repubblica Islamica dell’Iran ed ha espresso tutta la sua solidarietà.

Questi attacchi, ingiustificati e irresponsabili, costituiscono una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, compresi i principi di sovranità e della non minaccia o uso della forza contro l’integrità territoriale di qualsiasi Stato.

Cuba ha anche sollecitato la mobilitazione urgente della comunità internazionale per fermare l’escalation militare israeliana e un’aggressione diretta degli Stati Uniti, principale sostenitore militare, finanziario, logistico e politico di Israele, avvertendo contemporaneamente del grave pericolo che il conflitto diventi nucleare o si verifichino fughe radioattive con conseguenze nefaste e devastanti per l’umanità.

Infine, e in relazione a quanto detto, Cuba ha ribadito che solo una soluzione ampia, giusta e duratura del conflitto israelo-palestinese potrà portare la pace nella regione del Medio Oriente, e che quindi si deve agire con l’urgenza e la determinazione che il momento richiede. Le azioni più recenti, il genocidio quotidiano e continuo di Israele contro la popolazione palestinese dev’essere fermato immediatamente.

Nulla può giustificare tali azioni, che costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale umanitario.
S’impone un immediato cessate il fuoco, l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione civile, evitando allo stesso tempo lo spostamento forzato dei palestinesi dalla terra che di diritto a loro appartiene. In caso contrario, la comunità internazionale sarà testimone inerte dello sterminio del popolo palestinese.

Non ci può essere pace se si viola il diritto internazionale umanitario come fa Israele, la potenza occupante in Palestina.
Cuba ha condannato con la massima fermezza l’assassinio di civili, in particolare bambini, donne e operatori umanitari del sistema delle Nazioni Unite; i bombardamenti indiscriminati, compresi quelli contro i campi profughi; la distruzione di abitazioni, ospedali e infrastrutture civili, nonché la privazione per la popolazione palestinese dei servizi di acqua, cibo, elettricità e carburante, che peggiorano notevolmente la precaria situazione umanitaria risultante dal blocco della Striscia di Gaza.
La complicità degli Stati Uniti nel commettere questi crimini di guerra è vergognosa e crea un precedente molto pericoloso sulla strada della pace. Gli Stati Uniti sono dalla parte del Paese aggressore, che commette atti di lesa umanità, compresa la pulizia etnica, e arma e rifornisce la macchina da guerra che massacra il popolo palestinese.

Cuba propugna la ricerca di una pronta soluzione attraverso un negoziato, che fermi questo massacro, le sue gravissime conseguenze umanitarie e il suo impatto nella regione del Medio Oriente e il pericolo che si trasformi in una conflagrazione regionale. Inoltre, abbiamo sostenuto l’ammissione della Palestina alle Nazioni Unite e abbiamo richiamato il Consiglio di Sicurezza e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ad esercitare la loro responsabilità primaria di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ponendo immediatamente fine all’impunità con cui agiscono gli Stati Uniti e il regime sionista. 
A nostro avviso, l’uscita dalla crisi richiede il reale esercizio del diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla costruzione di un proprio Stato entro i confini precedenti al 1967, con Gerusalemme est come capitale.

Cuba farà sempre tutto il necessario per contribuire alla pace e agli sforzi internazionali legittimi per porre fine alla barbarie che soffre il popolo palestinese.


- Il ritorno di Donald Trump a capo degli Stati Uniti ha comportato la reintegrazione di Cuba nell’elenco dei paesi sponsor del terrorismo, l’introduzione di nuove restrizioni in materia di visti e immigrazione e la revoca dello status legale di centinaia di migliaia di cittadini cubani residenti negli Usa. Quali conseguenze a Cuba e nei rapporti con Washington?


La politica dei successivi governi degli Stati Uniti verso Cuba dal 1959 è stata di permanente ostilità, indipendentemente dal partito al governo, escludendo un breve periodo durante il secondo mandato del presidente Obama.

Il primo governo di Trump smantellò i passi di avvicinamento raggiunti tra i due paesi, e come simbolo della sua bellicosità verso il popolo cubano, negli ultimi giorni del suo mandato firmò l’inclusione di Cuba nella falsa e unilaterale Lista dei Paesi Sponsor del Terrorismo, ben sapendo che non ci sono argomenti per giustificare tale posizione e, soprattutto, conoscendo il grande danno economico che questo avrebbe significato per Cuba. Inoltre, quel governo adottò 243 misure supplementari di massima pressione che hanno rafforzato a livelli asfissianti il blocco contro Cuba, e che non vennero attenuate nemmeno durante la pandemia del Covid-19.

Il governo di Biden ha sottoscritto per la maggior parte questa politica di aggressività e ha mantenuto queste misure, con pochi cambiamenti di portata molto limitata, tra cui l’esclusione di Cuba dalla suddetta lista a pochi giorni dalla fine del suo mandato. Tuttavia, il 20 gennaio 2025, proprio il giorno dell’entrata in carica dell’attuale amministrazione, Cuba è stata reinserita su questa lista. Risultò dimostrato che la lista è un meccanismo di coercizione politica per causare un enorme danno economico al popolo cubano.

A partire da quella data, il governo statunitense ha adottato circa una ventina di misure aggiuntive per rafforzare il blocco, tutte nel quadro di un piano chirurgico molto più aggressivo, mirato alle aree più sensibili dell’economia, come l’importazione di combustibili, il turismo, i servizi medici di Cuba o impedendo le transazioni finanziarie o la concessione di crediti.
Un elemento che non deve essere trascurato è l’influenza negativa che esercita sulla politica attuale verso Cuba il Segretario di Stato degli Usa, Marco Rubio e i tradizionali settori anticubani.

La questione migratoria continua ad essere usata come arma contro il Paese. Fin da prima del trionfo della Rivoluzione nel 1959, i cubani come il resto dei latinoamericani emigrarono negli Stati Uniti in cerca di opportunità. Tuttavia, negli ultimi 60 anni l’emigrazione cubana è stata manipolata moltissimo riconoscendole un carattere politico. Se si legge la stampa internazionale tante volte si dice che "da Cuba si scappa" mentre dal resto del mondo " si emigra", i cubani sono rifugiati, gli altri semplici migranti. Mentre si rafforza il blocco e si deteriorano le condizioni di vita nel paese per provocare l’aumento diretto dei flussi migratori di cubani, si ostacolano i procedimenti consolari, compresa la concessione di visti. Infine, lo stesso paese che per anni ha stimolato l’esodo massiccio di connazionali, ora minaccia di deportarli, dimostrando la grande ipocrisia di questo sistema.

La realtà è che dall’anno 1962 in cui fu attuato ufficialmente il blocco, la realtà di Cuba è stata segnata da questa politica di permanente ostilità, e diverse generazioni di cubani, l’immensa maggioranza della popolazione non sa cosa significhi vivere in un paese senza blocco.


Cuba ha già dimostrato che è possibile una convivenza pacifica tra i due Paesi, rispettando le nostre differenze. Purtroppo il governo degli Stati Uniti non si mostra disponibile a rispettare il diritto all’autodeterminazione del popolo cubano né a mantenere un rapporto di uguaglianza sulla base del rispetto reciproco.


- Come valuta il livello attuale delle relazioni bilaterali tra Cuba e l’Italia sotto il governo di Giorgia Meloni?

Le relazioni con l’Italia sono storiche, iniziate nel 1903, e fondate su un legame affettivo profondo tra i due popoli. Cuba attribuisce massima importanza allo sviluppo di rapporti in campo politico, economico, culturale e turistico. L’Italia è un partner tradizionale e privilegiato.

Anche sotto il governo Meloni, il dialogo è proseguito positivamente, mantenendo vivo il canale politico e rafforzando la cooperazione in settori chiave. A livello territoriale, in ogni regione o provincia visitata, si registra una grande simpatia per il popolo cubano e la sua storia. Cuba è Paese prioritario per la cooperazione allo sviluppo da parte dell’Italia. Si stanno ampliando gli scambi culturali, scientifici e accademici, con ampi margini di crescita.


- Qual è il bilancio della missione medica cubana in Calabria?

Di particolare impatto e simbolismo risulta la presenza della brigata medica cubana in Calabria, che ha contribuito a mantenere la vitalità del sistema sanitario della regione e ad avvicinare ulteriormente i nostri popoli attraverso la collaborazione in un’area così sensibile, oltre a dimostrare le potenzialità che esistono per continuare ad approfondire questa forma di cooperazione con altre regioni.

Sia le autorità calabresi che la popolazione locale hanno riconosciuto il lavoro di eccellenza svolto dai circa 400 professionisti cubani della salute in Calabria, cosa di cui siamo estremamente orgogliosi. Sono molti gli aneddoti e storie quotidiane di altruismo e dedizione. Medici italiani e cubani lavorano insieme per un obiettivo comune: fornire un servizio migliore e garantire il diritto alla vita.

- Cuba è pronta a replicare l’esperienza anche in Umbria o altrove?

Sì, Cuba è disponibile e attrezzata. Dal 1963, oltre 605.000 operatori sanitari cubani hanno lavorato in 165 Paesi. Oggi sono presenti in 56 nazioni con più di 24.000 collaboratori.
Uno dei principi fondamentali della sanità cubana è portare aiuto dove c’è più bisogno, senza considerare frontiere o barriere. L’Avana è pronta a rispondere a richieste da parte di altre regioni italiane, Umbria compresa, con piena capacità logistica e umana.

- La stampa internazionale descrive Cuba come un paese in crisi: è una visione corretta?
Cuba sta vivendo uno dei momenti più complessi della sua storia recente, sotto l’effetto combinato dell’embargo e delle pressioni esterne volte a destabilizzare il paese. Le difficoltà economiche sono reali, ma il popolo cubano ha già affrontato sfide peggiori. La forza di Cuba risiede nella sua unità e nella resilienza di un popolo che non ha mai rinunciato alla propria dignità. Il governo è impegnato nel trovare soluzioni concrete, anche in un contesto globale sfavorevole. La speranza è alimentata dalla solidarietà internazionale e dalla capacità interna di reinventarsi.

- Cuba è ancora una meta sicura per i turisti italiani? E quali sono oggi le opportunità economiche?

Cuba è sempre stata e sarà una meta tradizionale per i turisti italiani, il che proviene della reciproca simpatia che esiste tra i nostri popoli. Cuba è una destinazione turistica piena di fascino, sicurezza e autenticità, dove gli italiani si sentono a casa e legano molto bene con il modo di essere dei cubani. Attualmente esiste un volo diretto settimanale verso Cuba della compagnia aerea Neos e altri voli dalla Spagna (Air Europa, Iberojet e Air China), Francia (Air France) ed altre capitali europee.
I turisti italiani sono sempre i benvenuti e trovano nell’isola una vasta gamma di attrazioni: L’Avana, Varadero, Trinidad, Santiago, Cienfuegos, Holguín, Cayo Largo, Viñales e altre destinazioni culturali e naturali.
Il nuovo sistema eVisa-Cuba introdotto nel 2024 ha semplificato l’accesso al paese, rendendo il processo completamente digitale.

Cuba non è solo una destinazione di sole e spiaggia, ma anche di turismo di natura, cultura, agriturismo, immersioni e pesca sportiva, ornitologia, di salute, di eventi e congressi.
Anche nel campo delle attività imprenditoriali ci sono relazioni di vecchia data tra i nostri paesi; l’imprenditoria italiana ha sempre riposto fiducia in Cuba e le autorità cubane hanno sempre risposto a questa fiducia con una comunicazione sincera e diretta. Tra i settori prioritari per gli investimenti esteri vi sono la produzione alimentare, il turismo (compreso quello sanitario), il settore elettroenergetico (con particolare attenzione alle energie rinnovabili), l’esplorazione e sfruttamento degli idrocarburi, l’attività mineraria, la costruzione e il miglioramento delle infrastrutture. Si mira anche a investimenti in settori come quello farmaceutico, biotecnologico, dei trasporti e della logistica, telecomunicazioni e informatica, reti idrauliche e sanitarie e commercio efficiente.


Cuba offre un quadro legale stabile e attraente per gli investimenti esteri, con incentivi fiscali, politiche settoriali che individuano opportunità e un ambiente di business favorevole. L’isola ha infrastrutture adeguate, manodopera qualificata e un governo che dà priorità all’innovazione tecnologica. Inoltre, Cuba è geograficamente ben posizionata e offre sicurezza per il personale straniero.

(Con la collaborazione per la traduzione di Serena Bartolucci)

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