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Payback da 44 milioni da iscrivere a bilancio, ecco il documento riservato. L'opposizione: "Ritirare la stangata fiscale"

Un atto della Conferenza delle Regione apre al conteggio nei conti delle sanità regionale dei soldi da parte delle aziende che forniscono dispositivi medici. In Umbria l'aumento Irpef-Irap da 184 milioni viene messo in discussione

Alessandro Antonini

23 Maggio 2025, 14:39

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Un documento riservato della Conferenza delle Regioni, datato lo scorso 18 maggio, lo dice chiaro: il payback sui dispositivi medici può essere registrato a bilancio. Senonché è ancora necessario un passaggio formale per arrivare all'ufficialità. Per l’Umbria entrerebbero 44 milioni di euro nei conti della sanità regionale, a fronte del deficit di 34 milioni. Ecco che siamo a surplus di dieci milioni, al netto del fondo di dotazione e dei tagli imposti dal governo. La manovra Irpef-Irap da 184 milioni di euro prevista in tre anni, giustificata dal presunto disavanzo, "va ritirata", sostiene l'opposizione. Lo va dicendo dall’inizio, ora lo ribadisce a maggior ragione.

Eccolo, l'atto in questione. Dopo aver ripercorso la complessa vicenda giuridico amministrativa con tanto di sentenze della Corte costituzionale, con le aziende che “hanno evidenziato l’impossibilità di far fronte al contributo quantificato in circa 1 mld (in tutta Italia) - è scritto nel documento - il ministero dell’Economia ha manifestato la disponibilità ad intervenire finanziariamente già nel 2025 con 350 milioni a titolo di contributo statale finalizzato a garantire da parte delle Regioni lo stralcio dei crediti vantati per gli anni 15-18, e ha proposto che i 239 milioni di euro residui venissero coperti in parti uguali tra il sistema delle imprese (120 mln) e il sistema delle Regioni (120 mln). Si ritiene che tale proposta possa essere assentita, a condizione che il governo consideri le minori entrate - a valere sui bilanci d’esercizio 2025 - come una sopravvenienza passiva ove non presenti accantonamenti congrui come il ripiano da 120 milioni per gli anni 2015-2018” dove all’Umbria vanno 5,3 milioni.

Si evidenzia, altresì, “la necessità che tale risposta possa essere fornita in tempi rapidissimi, poiché è in corso di elaborazione un decreto-legge, con i relativi impatti finanziari, che verrà adottato entro la fine del mese di maggio”. Il senatore Franco Zaffini, presidente della commissione sanità, lavoro e sociale di Palazzo Madama, l’aveva detto da subito. “Bastava sapere un po’ di sanità e di conti per vedere che il bilancio sanitario umbro era in equilibrio. E per me, peraltro, quando i bilanci sono troppo in equilibrio in sanità, settore in cui le prestazioni vanno sempre implementate, non è per forza positivo. Detto questo, nel mettere le mani nelle tasche dei cittadini da parte della giunta di centrosinistra, nella migliore delle ipotesi c’è stata ignoranza della materia, nella peggiore disonestà. Nel caso di Proietti tendo per la prima ipotesi, per Bori mi viene in mente la seconda. La manovra è stata costruita sulle bugie, questo è certo, che si soldi del payback fossero esigibili era una certezza, dato è che è previsto che le Regioni possono compensare i crediti che le aziende vantano, per trasformare la contabilità per competenza in cassa. Se Bori queste cose non le sa sono pronto a fargli un ripassino, anche in un confronto pubblico, che lui ha sempre rifiutato. Inoltre in questa manovra che tartassa gli umbri, che si può e si deve evitare, non c’è scritto chiaro a cosa andranno i soldi del gettito. Quando alzò le aliquote l’allora presidente Maria Rita Lorenzetti c’era scritto chiaro per cosa si prendevano i soldi. In questo caso no. Io dico che andranno per le marchette che tradizionalmente fa il centrosinistra. Per non parlare dei profili di illegittimità della consulenza a Kpmg, il cui report doveva essere reso pubblico il 30 aprile”.

A chiedere il ritiro della manovra c’è anche tutta la minoranza di Palazzo Cesaroni. “Alla luce di quanto emerge dalla nota riservata della Conferenza delle Regioni - scrivono gli otto consiglieri di centrodestra - il bilancio sanitario dell’Umbria risulterebbe non soltanto privo del disavanzo che per mesi è stato agitato come spauracchio dall’attuale giunta, ma come abbiamo sostenuto fin dall’inizio, in attivo. Il documento, sebbene in attesa di ufficializzazione da parte del governo, riporta i contenuti di un’intesa già definita nei suoi aspetti principali tra le Regioni e il Mef, secondo cui l’Umbria potrà iscrivere a bilancio 44.055.514 euro derivanti dal payback dei dispositivi medici. Una cifra sufficiente a colmare lo squilibrio sanitario stimato in 34 milioni, generando un avanzo, come ribadiamo da due mesi. Abbiamo denunciato le mistificazioni della giunta, contrapponendo alle loro menzogne dati reali e verificabili, nella speranza che la presidente Proietti e l’assessore Bori si ravvedessero e rinunciassero a colpire gli umbri con una manovra fiscale ingiusta, concepita unicamente per assicurarsi liquidità da destinare a promesse elettorali. Ora saranno costretti a fare i conti con quella verità che hanno sistematicamente negato, e se, in un estremo e disperato tentativo di non ammettere di aver mentito, dovessero rifiutare l’inserimento a bilancio dei 44 milioni di euro, sarà loro dovere spiegare agli umbri perché hanno scelto di ignorare risorse disponibili, legittime e tecnicamente utilizzabili, preferendo infliggere loro la più pesante stangata fiscale mai vista nella storia regionale. Se esiste ancora nella presidente Proietti un minimo di rispetto istituzionale e un barlume di coscienza civica nei confronti dei suoi concittadini, sospenda immediatamente gli effetti della manovra fiscale, attenda la formalizzazione dell’intesa tra Regioni e Governo, e si impegni fin da ora a recepire nel bilancio regionale le risorse derivanti dal payback dispositivi medici senza mettere le mani nelle tasche degli umbri”. Da Palazzo Donini non ci sono repliche, al momento, si ribadisce che comunque le risorse del payback non risultano al momento esigibili e quindi resterebbero “una posta aleatoria”.

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