politica
Il voto on line può essere un aiuto contro l’astensionismo, per avvicinare i giovani al voto. Ma la patologia è seria. “Sono favorevole al voto on line - spiega Luigi Tivelli, presidente dell’Academy Spadolini di cultura e politica, politologo, giurista, scrittore, storico, già consigliere parlamentare della Camera dei deputati e della Presidenza del consiglio - ma rappresenta l’aspirina per il malato. E la malattia dell’astensionismo dura da molto tempo. Siamo sotto il 50 per cento degli elettori alle urne in tutti gli ultimi cicli elettorali. Certo il voto via web può portare qualche giovane in più. Meglio l’aspirina di niente. Ma il corpo elettorale avverte una patologia più grave. I cittadini sono più avanti di quanto ritiene la classe politica e certo giornalismo. Fa comodo a tutti quella che anche in un mio editoriale pubblicato dal Corriere dell’Umbria definisco percentual-crazia (cratos, dal greco, ossia potere: potere della percentuale). Nessuno conteggia più il numero di voti assoluti. Il successo di Schlein in Umbria, che nel modello della percentual-crazia c’è ed è indubitabile, non si può definire tale nel modello della democrazia, il potere del popolo. Anche in Italia come in altri Paesi c’è un derby ‘popolo contro élite’. A destra è figlio del populismo e del sovranismo. A sinistra figlio di una classe politica che ha perso il rapporto con i ceti popolari. La sinistra della ztl. Vale meno in Umbria, regione di piccoli borghi, ma nelle grandi città, come spiega Luca Ridolfi nei suoi ultimi libri, la sinistra ha perso il contatto con l’elettorato popolare. Cerco di studiare il modello umbro, ma conosco bene quello emiliano dove ad esempio un ottimo candidato come Michele de Pascale ha vinto a mani basse quanto a percentuali, ed è persona seria che conosce da vicino il territorio, non a caso membro dall’inizio della Academy Spadolini di cultura e politica. Nonostante questo, in Emilia l’affluenza è scesa di venti punti. Se ci fosse il voto on online qualche altro giovane in più potrebbe avvicinarsi, è vero. Ma tutti coloro che non sono andati a votare perché indignati di come i poteri pubblici hanno affrontato la questione alluvione, non si sarebbero comunque recati alle urne. Procedendo nasometricamente, di quel 50 per cento circa che non va a votare, abbiamo 25 punti percentuali di ‘astensionisti attivi’. Persone che non sopportano la politica politicante. Cittadini che non tollerano il cicaleccio di cui si nutre la politica e questo modo di far politica. Preferirebbero un confronto serio sui contenuti delle varie politiche pubbliche. Questo è ciò di cui ha bisogno il Paese. Il voto on line, andando a spanne, può essere idea giusta ma con due limiti: primo, va garantita la tutela costituzionale della segretezza del voto. Secondo poi, con il voto on line si può ridurre l’astensionismo forse di 5 punti circa. Rimangono tutti quelli che non votano perché questa Repubblica è fatta ad esempio di troppi capi e cape, a tutti i livelli. I partiti sono più che mai gassosi (si pensi che nella prima repubblica gli iscritti ai partiti erano il 10% del corpo elettorale, mentre oggi saranno al massimo l’1%) e al cittadino, unico vero principe in democrazia, è stato tolto lo scettro”.
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