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Arte

Nuova luce sul dittico del Perugino

Esposizione permanete per le tavole acquistate da Fondazione Perugia dopo un lungo peregrinare

13 Dicembre 2025, 07:00

Nuova luce sul dittico del Perugino

Il dittico del Perugino acquistato all'asta da Fondazione Perugia

Non è la prima volta che il dittico del Perugino, dedicato al Cristo coronato di spine e alla Vergine, arriva a Perugia, già è successo in passato in occasione della mostra curata da Vittoria Garibaldi e Bruno Corà Nero Perugino Burri nel 2023, ma in quell’occasione era solo di passaggio.
Ora i due splendidi dipinti attribuiti a Pietro Vannucci sono ritornati ma questa volta in pianta stabile perché acquistati all’asta Dorotheum di Vienna del 22 ottobre 2024 dalla Fondazione Perugia insieme a Fondazione CariPerugia Arte, per una somma che si aggira intorno ai 600 mila euro e d’ora in poi farà parte della già nutrita collezione di Palazzo Baldeschi.
Ieri la presentazione alla stampa, da oggi il dittico è a disposizione di visitatori, perugini, umbri, italiani e stranieri.
Gli storici dell’arte Francesco Mancini, Vittoria Garibaldi, Antonio Natali, in un convegno alla Sala delle Colonne di Palazzo Graziani, sede della Fondazione, ne hanno ripercorso la storia scavando nel suo passato ma non ce l’hanno fatta ad arrivare alle origini, ipotizzando la possibilità che fossero stati realizzati nel periodo veneziano del Perugino, ipotesi che prende corpo soprattutto dallo sfondo delle due figure dipinte che è totalmente nero a differenza dagli usuali paesaggi di tante altre sue opere.
Il dittico è come se fosse un libro con una copertina di cuoio lavorato e con inserti dorati. Aprendolo a sinistra, all’interno di una cornice d’oro, c’è il Cristo con un volto sofferente con in testa una corona di spine a destra la Madonna con uno sguardo dolce e rassegnato che sa perfettamente quale sia il destino di suo figlio.
Sono olio su tela, 33x27 centimetri, e una volta chiusi diventano come un libro che si può inserire tranquillamente in una biblioteca.
Da dove arriva questo dittico? Dove era prima? “Si ipotizzano delle tracce a Firenze nel 1703” ha spiegato Mancini, “in un inventario dove si parla proprio di due quadri abbinati del Perugino ed anche di un ornamento liscio dorato. E’ stato poi individuato in una collezione di un privato inglese, era in condizioni non ottimali e in seguito è diventato di proprietà di un altro collezionista, questa volta svizzero, che è stato poi quello che l’ha messo all’asta”.


A tracciare invece il percorso fatto per l’autenticità dell’attribuzione ci ha pensato Gianluca Poldi, fisico dell’Università di Udine, che ha sottoposto i due dipinti ad indagini diagnostiche estese prima con i raggi X e poi con una Tac.
La sua attenzione si è concentrata soprattutto sulle due copertine in cuoio. In una è stata identificata la scritta “Francia” vergata a penna con inchiostro nero e sopra il numero 4 , nell’altra il numero 29. Le radiografie a loro volta hanno rilevato la presenza di elementi metallici e tre punti di attacco che suggeriscono un sistema di fissaggio diverso da quello delle fascette di cuoio per tenere unite le due parti usate a quei tempi.


“Un approfondimento così preciso e accurato non è consueto. La diagnostica ha dato una grande apertura ed ha restituito a tutti una visione completa e consapevole di queste due opere” ha concluso dal canto suo Vittoria Garibaldi che il dittico del Perugino l’aveva già esposto in altre occasioni (a Campione d’Italia nel 2011, a Parigi nel 2014 e poi come detto a Perugia nel 2023) e proprio su quelle si è soffermata a lungo prima di concludere l’incontro ponendo l’accento sul valore culturale dell’arrivo delle due opere del Perugino nella collezione della Fondazione che si vanno ad aggiungere a quelle già presenti: La Madonna con Bambino e due cherubini e San Girolamo nel deserto.

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