PERUGIA
Non si è trattato infatti di un iter lineare. Dopo che la giovanissima vittima e la madre lo avevano denunciato e che gli era stato notificato un divieto di avvicinamento lui aveva continuato imperterrito con gli stessi atteggiamenti persecutori, tanto che era stato arrestato e proprio per questi comportamenti era sfumata per lui la possibilità di accedere a una pena patteggiata. Al giovane, per cui il sostituto procuratore Patrizia Mattei aveva chiesto una condanna a quattro anni, venivano contestati episodi particolarmente gravi e inquietanti. Secondo quanto contenuto nel capo di imputazione infatti, il 18enne, avrebbe mandato qualcosa come 18 mila messaggi all'amica comune con la vittima. Quando infatti la ragazzina, inizialmente fidanzatina di un suo amico, lo aveva bloccato ovunque, lui aveva preso a scrivere all’amica. A spaventare non solo la quantità, ma anche il tenore. In diversi messaggi infatti il ragazzo scriveva “io prima o poi la rapisco e nessuno la rivedrà più, soltanto io perché è giusto così”. Alla comune conoscente poi diceva: "Non so dove andremo a finire, io a un certo punto della vita dovrò inscenare la mia morte o sparirò, molto probabile che me la porti via". E ancora: "Finché non mi arrestano non sono felice, il problema è che sta ragazza è diventata un'ossessione". Fino ad arrivare a dire "a costo di portare avanti una cosa clandestina fino alla tomba". In una delle innumerevoli occasioni in cui aveva violato in divieto di avvicinamento andando nei pressi di casa della ragazza, aveva scritto: "Dagli che adesso si balla, mi hanno anche chiamato dalla questura". Adesso, sceso evidentemente a più miti consigli, tramite l’avvocata Francesca Pieri che lo ha assistito, dichiara di rispettare la sentenza, ma anche di attendere le motivazioni per valutare l’eventuale appello. Intanto però si partirà con il civile. L’avvocato Giuliana Astarita, che assisteva le parti civili aveva chiesto un risarcimento di 80 mila euro ma è stato tutto demandato al civile senza provvisionali.
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