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Perugia

Collezione Albertini, storia e misteri nelle pergamene ritornate a casa

Fondazione Perugia, l'operazione di acquisizione presentata a Roma: “Un lavoro che restituisce parte delle identità disperse”

Sabrina Busiri Vici

02 Luglio 2025, 06:27

La presentazione

Biblioteca Alessandrina

Oltre 1700 copertine in pergamena di atti giudiziari e amministrativi risalenti al Medioevo, frammenti che raccontano spaccati inediti della storia antica di Perugia, ora sono tornate a casa dopo 170 anni trascorsi passando di mano fra antiquari e collezionisti di mezza Europa e oltre. Nell’Ottocento, infatti, questi atti erano stati venduti dai notabili perugini perché considerati ingombranti e privi di valore.


Adesso sono diventati pezzi preziosi e unici. E si scoprono anche alcune curiosità inedite. Addirittura “c’è una pergamena ancora non finita di lavorare che contiene ancora i peli dell’animale o altre che riportavano segni di precedenti utilizzi, il riuso era una pratica assolutamente perseguita”, racconta Giovanna Giubbini, dirigente del ministero della Cultura e tra i protagonisti dell’operazione di recupero di questo patrimonio prezioso conosciuto sotto il nome di Collezione Albertini ora acquisito da Fondazione Perugia, per 430 mila euro, con la finalità di riportare tutto “a casa”.
L’acquisizione lunedì scorso è stata celebrata a Roma con una presentazione nel salone della biblioteca alessandrina a Santino La Sapienza sede dell’Archivio di Stato. “Un patrimonio inestimabile che torna nel luogo a cui appartiene. Un evento che travalica la dimensione locale e assume un significato nazionale, per ciò che rappresenta nella storia archivistica del nostro Paese”, sottolinea Giubbini. Una riscoperta tanto importante quanto simbolica: un vero atto di riparazione storica “che evidenzia come soggetti privati possano compiere atti che hanno un valore pubblico”, è quanto sottolinea Antonio Tarasco, direttore generale degli Archivi di Stato.

Le 1749 copertine - realizzate in pergamena e spesso arricchite da stemmi, titoli, nomi di notai e funzionari, o da indicazioni sui quartieri cittadini - rappresentano una fonte storica inestimabile per comprendere il funzionamento della giustizia e dell’amministrazione pubblica nella Perugia comunale. Molte di esse provengono dagli archivi dei Capitani del Popolo, figure chiave nella gestione della cosa pubblica nei secoli medievali e rinascimentali.

Cosa è successo in 170 anni

La storia della Collezione affonda le radici nel 1853, quando l’amministrazione comunale di Perugia decise di vendere una parte della propria documentazione archivistica. Il lotto fu acquistato dall’antiquario tedesco Joseph Spithöver, residente a Roma, e poi offerto invano allo Stato italiano.
A quel punto intervenne Louis Eugenio Albertini, giurista argentino di origini italiane, che acquistò i documenti e li portò a Parigi, dove sono rimasti per generazioni nelle mani dei suoi eredi.

Recupero e valorizzazione

Alla presentazione, oltre a Giubbini e Tarasco, sono intervenuti anche il vicepresidente della Fondazione Perugia Franco Moriconi e il ricercatore Matteo Ferrari, cui si deve l’individuazione dell’asta parigina in cui alcune delle copertine erano finite. “Non celebriamo solo il rientro di un’opera, ma la restituzione di un’identità”, ha dichiarato Moriconi, sottolineando il significato profondo dell’operazione.

La Fondazione Perugia, nel riportare a casa questo nucleo principale, ha anche messo in moto una campagna di valorizzazione "che prima di tutto parte dalla catalogazione", ha sottolinea Giubbini. A coordinare i lavori è un Comitato scientifico composto da studiosi di primo piano — tra cui Alberto Grohmann, Grazia Nico Ottaviani, Attilio Bartoli Langeli, Ferdinando Treggiari, Maria Gotor e lo stesso Matteo Ferrari — mentre le operazioni di catalogazione sono affidate a Paola Monacchia, già funzionaria dell’Archivio di Stato di Perugia. Il recupero, tuttavia, non è ancora completo: mancano all’appello circa 300 esemplari. L’auspicio è che la visibilità data alla collezione possa stimolare nuove restituzioni da parte di musei o privati.

Parallelamente, è stata inaugurata a Perugia, a Palazzo Baldeschi, la mostra “Extra”, visitabile fino al 6 gennaio 2026. La rassegna — curata da Marco Tonelli in collaborazione con Fondazione CariPerugia Arte — propone un allestimento innovativo, in cui una selezione delle pergamene dialoga con opere di 18 artisti contemporanei, tra cui Mimmo Paladino, David Tremlett, Wilm Delvoy, Fabriele Arruzzo e Luigi Serafini, Ontani. La parola Extraordinarium, emersa durante la catalogazione del fondo, dà così il titolo alla mostra che intreccia così codici visivi del passato e del presente, sottolineando la continuità dei linguaggi simbolici attraverso i secoli: oltre 100 le pergamene esposto cui corrispondono 45 opere d'autore da cui si evince che i codici della comunicazione non sono mai cambiati. “Invitiamo tutti a tornare a Perugia per scoprire questo racconto visivo straordinario — ha affermato Luca Galletti, presidente della Fondazione Perugia — in una città sempre più vitale culturalmente”. L’iniziativa, infatti, non è solo un evento espositivo: è un atto civico e culturale che rilegge la storia documentaria come un bene collettivo, un tessuto connettivo che unisce istituzioni, studiosi e cittadini.

In chiusura dell’incontro romano, Riccardo Gandolfi, direttore dell’Archivio di Stato di Roma, ha sottolineato come questo evento, sebbene possa apparire locale, abbia una rilevanza nazionale. “Il valore culturale della Collezione Albertini è tale da renderla un caso esemplare di recupero e valorizzazione della memoria storica. È un’operazione che testimonia quanto il lavoro sinergico e consapevole possa restituire al Paese parte della sua identità dispersa”.

Tra i presenti anche la soprintendente ad interim per l’Umbria, Francesca Valenti, la direttrice dell’Archivio di Stato di perugia Cinzia Rutili, il direttore della Galleria nazionale dell'Umbria e dei musei statali dell'Umbria, Costantino D'Orazio e la direttrice della Fondazione CariPerugia Arte, Cristina De Angelis.

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