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PERUGIA

Tra Ecuador e Italia presente e futuro hanno il sapore del cioccolato. L'intervista all'ambasciatore Esteban Moscoso Bohman

"Cacao, ceramica e integrazioni fanno crescere entrambi". A Perugia l’ambasciata ha celebrato i 125 anni di rapporti tra i due Paesi con un omaggio

Sergio Casagrande

20 Maggio 2025, 11:33

Tra Ecuador e Italia presente e futuro hanno il sapore del cioccolato. L'intervista all'ambasciatore Esteban Moscoso Bohman

Esteban Moscoso Bohman, ambasciatore dell'Ecuador in Italia

Nelle sale del Museo storico del cioccolato della Perugina, tra storie di dolcezza e profumo di cacao, si è svolto un incontro dal forte sapore simbolico e diplomatico. In occasione della sua visita ufficiale in Umbria, venerdì 16 maggio, l’ambasciatore dell’Ecuador in Italia, Esteban Moscoso Bohman, ha reso omaggio al celebre museo perugino. Ma la tappa nel cuore verde d’Italia non è stata solo una celebrazione della tradizione dolciaria: è stata anche l’occasione per sottolineare i 125 anni di relazioni diplomatiche tra Ecuador e Italia. Un legame antico che oggi si rinnova con nuove prospettive culturali, economiche e sociali. Di questo e altro abbiamo parlato con l’ambasciatore, tra una copia del più grande Bacio di cioccolato che la storia ricordi e una vetrina con i Carriamarti originali, al latte (rossi) e fondenti (blu), più amati dai bambini degli anni ’70.

- Ambasciatore, lei è in Umbria per rendere omaggio al Museo del cioccolato della Perugina, ma questo evento ha anche un significato più ampio, perché coincide con un importante anniversario per il suo Paese...
Sì, esattamente. Sono molto felice di essere qui a Perugia, nel cuore di una regione splendida. Questa visita rientra in effetti tra le celebrazioni dei 125 anni di relazioni diplomatiche tra l’Italia e l’Ecuador: un legame forte, fatto di persone, di amicizia, ma anche di intensa collaborazione culturale, economica e sociale.

- Durante l’evento è stato presentato anche un oggetto simbolico: un vaso. Di cosa si tratta esattamente?
Sì, abbiamo presentato la Vasija de Palanda, un vaso che rappresenta l’origine del cacao. E una copia fedele l’abbiamo regalata al Museo che ha deciso di esporla tra i tanti ricordi della produzione della Perugia e tra i reperti che raccontano la storia del cacao e del cioccolato. Questo omaggio ha un significato molto profondo per noi, perché proprio da Palanda, nella regione amazzonica dell’Ecuador, proviene la più antica traccia conosciuta del cacao. Una recente scoperta archeologica ha confermato quello che noi ecuadoriani sospettavamo da tempo: il cacao nasce in Ecuador.

- Una scoperta, quindi, che riscrive la storia del cacao e che arriva nel momento in cui questo prodotto è sempre più centrale nell’economia ecuadoriana...
Assolutamente sì. Proprio così... Il cacao non è solo un prodotto agricolo: è parte del nostro cuore, della nostra identità. Ed è anche fondamentale per l’economia nazionale: oggi è il terzo prodotto di esportazione dell’Ecuador, dopo i gamberi e le banane.
Il fatto che Perugina, un marchio così noto in tutto il mondo per l’elevata qualità dei suoi prodotti, utilizzi il cacao ecuadoriano è motivo di grande orgoglio.

- In questo momento il prezzo del cacao è ai massimi storici. Questo ha avuto ripercussioni sulla vostra economia?
Sì, è vero, ha ragione. I prezzi sono aumentati in modo significativo, anche di dieci volte rispetto a uno o due anni fa. Ma per noi questa è una “bonanza”, una grande fortuna: guadagniamo di più e questo aiuta i nostri produttori, le loro famiglie, e in generale tutto il Paese. Il cacao è davvero una benedizione per l’Ecuador.

- Lei, qui a Perugia, è stato accolto da una piccola ma calorosa delegazione della comunità ecuadoriana in Umbria. Quanti sono i suoi connazionali presenti nella regione?
In Umbria vivono circa 4.000 ecuadoriani. E sono molto attivi. A Perugia c’è anche un nostro consolato onorario, guidato con grande passione dal console Mauro Cavallucci, che lavora ogni giorno per sostenere la nostra comunità. Gli ecuadoriani qui in Umbria, e in particolare a Perugia, si sentono a casa, sono orgogliosi delle loro origini e anche dell’omaggio che abbiamo portato oggi, che viene da tutto il popolo ecuadoriano.

- E nel resto d’Italia?
In totale, in Italia vivono circa 100.000 cittadini ecuadoriani. È una delle comunità latino-americane più numerose e radicate.

- Lei è in Italia da circa un anno. Che impressione ha avuto del nostro Paese, dal punto di vista culturale e politico?
L’Italia è un Paese meraviglioso. Bellissimo, ricco di storia, cultura e – permettetemi – di ottimo cibo. Ma soprattutto, sono molto contento perché la nostra comunità qui lavora, si sviluppa, si è integrata perfettamente nel tessuto sociale ed economico italiano. Penso che ci sia una grande opportunità di crescita comune tra i nostri due popoli.

- E com’è percepita l’Italia in Ecuador?
Molto bene. In Ecuador c’è una grande stima per l’Italia. Il Made in Italy è conosciutissimo e amato: la pasta, il cioccolato, i prodotti artigianali. Ma ci sono anche tante famiglie di origine italiana nel nostro Paese. L’ambasciata d’Italia a Quito fa un lavoro eccezionale e collaboriamo continuamente su vari fronti.

- A proposito di collaborazioni: ci sono nuovi progetti in corso tra i due Paesi?
Sì, molti. Proprio questa settimana, un gruppo di giovani ecuadoriani è arrivato in Abruzzo per un progetto di formazione nella lavorazione della ceramica italiana. L’obiettivo è apprendere il mestiere e portarlo poi in Ecuador, per avviare nuove attività artigianali. È solo un piccolo esempio delle tante sinergie che stiamo costruendo.

- Un’ultima domanda, che ci porta a Roma, Oltretevere: che impressione ha avuto del nuovo Papa, Leone XIV? So bene che non è lei l’ambasciatore accreditato presso la Santa Sede, ma immagino che lo guardiate con particolare interesse...
Certo. Anche se non ho la delega diretta sul Vaticano, seguo con grande attenzione quanto accade in piazza San Pietro e dintorni. Papa Leone XIV, anche se è statunitense, per la sua attività, può essere considerata con una parte del cuore sudamericano, è stato a lungo in Perù, quindi è sicuramente anche molto vicino all’Ecuador per cultura, lingua e sensibilità. Parla, poi, uno spagnolo perfetto. E ci trasmette una grande speranza. C’è molta aspettativa verso di lui. Mi sembra un pontefice meraviglioso, capace di parlare davvero al cuore dei popoli latinoamericani e del mondo intero.

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