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Interrogato il titolare della carta di credito trovata nel monolocale: "Non è mia, non ho mai conosciuto Andrea Prospero"

Proseguono le indagini. Nuovo appello della famiglia: "Chi sa ci aiuti, non crediamo al suicidio"

Francesca Marruco

14 Febbraio 2025, 08:17

Interrogato il titolare della carta di credito trovata nel monolocale: "Non è mia, non ho mai conosciuto Andrea Prospero"

Andrea Prospero

Non ha mai conosciuto Andrea Prospero, non sa chi sia, e non ha mai denunciato il furto di una carta di credito. Quella trovata nel water del monolocale di via del Prospetto, non è sua. E’ questo il contenuto delle dichiarazioni del 21enne di Genova, il cui nome risultava inciso sulla carta di credito rinvenuta nell’immobile in cui il 29 gennaio scorso, il 19enne di Lanciano, Andrea Prospero, è stato trovato morto. Il ragazzo è stato ascoltato nei giorni scorsi nell’ambito dell’inchiesta sul decesso dello studente di Informatica, di cui si erano perse le tracce cinque giorni prima del rinvenimento, che sta attraversando una fase molto delicata e caratterizzata dal riserbo.

Gli inquirenti infatti, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone e dall’aggiunto, Giuseppe Petrazzini, stanno da un lato estraendo tutti i dati possibili dai supporti informatici (il telefono di Andrea più i quattro smartphone trovati nel monolocale e sconosciuti alla famiglia e il pc dello studente), dall’altro stanno analizzando le oltre 40 schede sim rinvenute nel monolocale. L’elemento che arriva da Genova, che di per sé potrebbe non essere dirimente, sembra puntare verso quella che, sin dai primi istanti, è stata un’ipotesi tenuta molto in considerazione dagli inquirenti: e cioè che il giovane fosse, in qualche modo, finito coinvolto in un giro di attività online, forse non totalmente lecite.

Non è stato però ancora stabilito in quale modo e la possibilità che Andrea, come sostengono i genitori, possa essere stato in qualche modo “sfruttato” da “qualcuno che non gli ha voluto bene” deve essere analizzata fino all’ultimo degli elementi. Perché, anche ammesso che Prospero fosse finito in un giro di carding (come potrebbero far pensare le parole del testimone di Genova), magari anche consapevolmente, va capito se qualcuno lo abbia ricattato, costretto a fare qualcosa, e soprattutto istigato a togliersi la vita, se non peggio, come sostengono i familiari che non credono al suicidio e anche mercoledì hanno lanciato un nuovo appello da Chi l’ha visto?. Nelle prossime settimane molti interrogativi potrebbero avere risposta. Tra questi anche la relazione tossicologica che dirà se Andrea ha veramente assunto i farmaci contenuti nei blister vuoti trovati accanto al suo corpo.

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