Perugia
Non accetta la fine della relazione e minaccia la ex. Non solo, volano schiaffi e insulti davanti al figlio piccolo. L’ennesimo caso di maltrattamenti in famiglia che si risolve con l’affido esclusivo alla madre. Ma dietro c'è un supporto familiare che risulta decisivo, un'alleanza fra donne, madre e figlia.
La vittima, seguita dagli avvocati Leonardo Perari e Maria Laura Antonini, è riuscita a presentare denuncia aiutata dalla prima figlia - oggi maggiorenne, nata da una precedente relazione - che ha registrato le minacce di lui esplicitate nelle videochiamate che l’uomo faceva con il bambino. Tutto questo dopo che, finita la convivenza, la madre e i due figli si erano già trasferiti da una zia. “Subito dopo che ci siamo trasferita - ha fatto sapere la figlia maggiore - è venuto a cercarci lì. Negli ultimi mesi mia madre ha continuato a sentirlo per parlare del piccolo. Ho assistito a telefonate e videochiamate in cui insultava mia madre dicendole ‘stupida’, dicendole che la incontrava in via Settevalli, dandole così sostanzialmente della puttana, e la minacciava dicendole ‘tanto so dove vai al lavoro’, ‘ non mi ci vuole niente per scoprire che turni fai’, ‘prima o poi ci dobbiamo vedere’. Queste discussione avvenivano alla presenza del bambino - continua la sorella maggiore - nelle stesse videochiamate che l’uomo faceva al figlio. In sua presenza l’ha insultata anche apertamente dicendole ‘puttana’, ‘mongoloide’ e ‘cretina’. L’ultima volta che l’ha insultata è successo questo mese di dicembre. L’ultimo episodio di minacce risale al novembre scorso. Io ho sentito personalmente queste cose perché ero nella stessa stanza. Abbiamo anche registrato queste conversazioni, l’ho fatto io per paura che le minacce diventassero pesanti”.
Il tribunale civile di Perugia, dato “l’accertamento del compimento di condotte fisicamente e verbalmente violente nonché il riscontro della persistenza dell’attualità di minacce e insulti”, ha deciso per l’ordine di cessazione di queste condotte con l’affido esclusivo degli figlio alla donna. L’uomo oltre a dover versare gli alimenti dovrà anche “seguire un percorso di sostegno alla genitorialità come supporto a portare avanti l’attività già intrapresa di revisione delle proprie condotte, a considerare gli effetti che l’esposizione al conflitto produce sul minore e i connessi pregiudizi, nonché a comprendere le modalità di un corretto utilizzo della genitorialità condivisa”. In parallelo c'è un procedimento penale in fase ancora di indagini. L'ennesimo codice rosso.
Servizio completo nell'edizione del 21 gennaio del Corriere dell'Umbria
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