perugia
Truffa e tentata estorsione. A otto anni dallo scandalo che travolte l’ex consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Michelangelo Felicioni, finito nella bufera dopo la denuncia di una dipendente della Regione che lo accusò di averle sottratto migliaia di euro, si avvicina la sentenza di primo grado. Nei giorni scorso il pm titolare dell'inchiesta, Gemma Miliani, ha chiesto per l’imputato tre anni di reclusione e una multa di 800 euro. Secondo quanto ricostruito dall’accusa l’ex consigliere aveva “fatto credere” alla vittim – deceduta nel frattempo - di “essere gravato da pesanti difficoltà economiche alla luce dell'entità esigua dello stipendio percepito rispetto alle spese mensili” e di aver ricevuto “minacce da rumeni che reclamavano la restituzione di ingenti somme di denaro a causa di un affare andato a monte”. Per l’accusa l’aveva indotta a farsi consegnare 25 mila euro “in plurime dazioni di denaro, mai restituite”, “facendole svincolare titoli dai propri fondi di investimento, consegnare denaro a mano e in un caso con una ricarica postepay” intestata al consigliere.
A un certo punto però la donna aveva iniziato a chiedergli indietro i soldi ma fu in quel momento che, secondo l’accusa, Felicioni avrebbe messo in piedi una tentata estorsione. Per il pm infatti le aveva lasciato nella cassetta della posta una lettera manoscritta contenente minacce riguardanti la possibile rivelazione di presunte relazioni extraconiugali al marito se non avesse pagato. “Se non vuoi che lo informiamo rimetti questa busta dove l'hai trovata con dentro 3.500 euro, se non paghi vedrai che succede. Non è uno scherzo” c’era scritto. La donna in sede di denuncia, aveva dichiarato che Felicioni le avrebbe detto di conoscere gli autori della missiva, “soggetti rumeni che in passato avevano ricattato anche lui”, e che lui si era offerto di fare da tramite “raccomandandosi di non denunciare il fatto”.
Gli avvocati dell’imputato, Farinazzo e Saschia Soli dichiarano: “La pubblica accusa ha dato per assodate le dichiarazioni della persona offesa ma la difesa dell’imputato dimostrerà la non credibilità di queste affermazioni anche alla luce delle risultanze dell'attività investigativa che è stata valutata solo parzialmente dalla pubblica accusa. Siamo certi che il Tribunale saprà fare un vaglio critico e approfondito sui documenti e le testimonianze rese nel giudizio che di certo non avvalorano la tesi accusatoria. L'imputato si professa non colpevole, estraneo ai fatti e, come si evince dalle intercettazioni, ha sempre sostenuto che ci fosse qualcosa dietro per ledere la sua immagine anche politica. La sua onesta intellettuale lo ha portato a sparire dai contesti politici in attesa della definizione del giudizio a suo carico”
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