PERUGIA
Marco Fratini
“Se lo puoi pensare, lo puoi fare”. Una filosofia di vita alla quale Marco Fratini, perugino medico gastroenterologo e atleta da record, crede fermamente. Poche parole che aprono un universo e che lo hanno spinto a 50 anni ad affrontare un’impresa considerata impossibile: compiere il periplo del Lago di Garda a nuoto, in stile libero. Ha nuotato per 60 opere coprendo 140 chilometri in tre giorni raggiungendo, nel settembre 2023, un risultato da guinness dei primati. La passione di travalicare i limiti in Fratini va in parallelo a una vita da professionista, padre, marito, compagno. E come ogni mattina Fratini si allena in piscina, alla Pellini di Perugia. E con lui abbiamo fatto una lunga chiacchierata per conoscerlo meglio.
- Fratini, nell'arco della giornata quanto tempo dedica all'allenamento?
Dalle 2 alle 4 ore, dipende. Quando le acque libere sono fredde il mio esercizio lo porto avanti in piscina ma appena la temperatura lo permette, ovvero quando l’acqua è sopra i 16-17 gradi, metto la muta e vado al lago. Preferisco.
- Riesce a conciliare questo impegno con la professione, con la famiglia, col tempo libero?
Da quando ho lasciato il mio incarico in ospedale e svolgo la libera professione riesco a organizzarmi. Certo, la giornata è lunga comincia alle 6 e mezzo della mattina e finisce alle 10 della sera senza troppi spazi liberi.
- Come ha maturato la decisione di lasciare l’ospedale?
Inizialmente ho preso una lunga aspettativa per preparare l’impresa al Lago di Garda che mi richiedeva allenamenti dalle 12 alle 48 ore consecutive. Ma a maggio del 2023 sarei dovuto rientrare; invece non l’ho fatto perché ho appurato che la qualità della vita era nettamente migliore.
- Nessun rimpianto dell’impiego pubblico?
Molti ma oggi è un altro modo di organizzare le cose, un altro modo di lavorare.
- Nel settembre 2023 la grande impresa della sua vita, circumnavigare il Lago di Garda. Una curiosità su tutto, cosa le è ha occupato la mente in 60 ore di nuoto?
Per la maggior parte del tempo ho pensato alla gestione delle energie. Devi sempre stare attento a quello che potrebbe succedere, a quello che potrà succedere. Perché nonostante ti alleni tanto, non è mai abbastanza quindi devi sempre ascoltare i segnali che il tuo organismo ti dà. Poi nei rari momenti in cui va tutto bene, pensi all'arrivo, ai figli, agli amici, a chi ti sta vicino e condivide sacrifici. Cerchi di fare pensieri positivi.
- Ci sono stati dei momenti in cui ha pensato di non farcela?
Sì. La seconda notte di traversata sono svenuto ed è stato difficile capire quello che stava avvenendo, come è stato duro decidere di proseguire, convincere gli altri che sarei andato avanti nonostante tutti cercassero di farmi capire che forse era il momento di sospendere. E una volta deciso di ripartire di notte, è stato tutto molto impegnativo. Anche nell'ultimo giorno, al momento dell'arrivo, quando sembra più semplice, tutto in discesa, in realtà stai nuotando da 50 ore e il fisico ti chiede di fermarti, in quel momento diventa fondamentale avere delle motivazioni solide per concludere.
- Passo indietro: come è nata in lei la passione per il nuoto?
Ho iniziato a nuotare fin da piccolissimo, avevo 5 anni, e ho proseguito fino a 20. Poi per studiare Medicina ho dovuto smettere perché non riuscivo a fare bene tutto. Quindi sono rientrato in acqua a 44 anni per rimettermi in forma, avevo preso troppi i chili, sono così tornato ad allenarmi e ho incontrato i miei vecchi compagni di squadra. Mi sono riappassionato a quello che è l'ambiente del nuoto, alle dinamiche di un gruppo con cui condividere questi momenti. Dopo due o tre anni, però, non mi bastava più e ho cercato qualcosa di diverso col mio allenatore così è venuta fuori l’impresa di 24 ore di nuoto.
- Dove ha fatto la prima sfida?
Alla Pellini di Perugia. Doveva essere un’impresa isolata ma mi sono fatto prendere dallo stimolo di superare i propri limiti, di alzare l’asticella. Poi a dare un ulteriore stimolo è stato il legare il tutto a un messaggio di solidarietà sostenendo associazioni. Così sono andato avanti con la 100 chilometri di nuoto alla Pellini e la 50 ore al Trasimeno, manifestazione benefica.
- Lei ha detto, in più occasioni, che deve molto alle persone che le stanno vicino. Chi sono?
Il mio allenatore, che è lo stesso di quando ero piccolo, si chiama Stefano Candidoni. C'è un rapporto molto empatico con lui. Stefano riesce a capire quali sono le mie esigenze, i miei momenti di difficoltà senza troppe parole, bastano due espressioni e già sa. Poi ci sono la nutrizionista Aurora Amato, la fisioterapista Cristina Amato, cugina di Aurora, la psicoterapeuta Anna Grazia Frascella e il giornalista Michele Bellucci. Accanto a me ci sono la mia compagna, Barbara Briziarelli, e il mio amico Mario Pizzoferrato.
- Ha figli?
Due, Riccardo di 16 anni e Valentina di 13, sono molto orgogliosi di quello che faccio, mi accompagnano sempre, sono la mia più grande fonte di ispirazione e di motivazione.
- Che cosa ha significato nella sua vita la traversata del Garda?
Sicuramente ha avuto un valore narcisistico sportivamente parlando, in quanto è un’impresa che non aveva mai tentato nessuno. Ma cerco di portare avanti un messaggio che chiunque, a qualunque età, si metta in testa un obiettivo, con il lavoro, con la determinazione e il sacrificio, può farcela. Io ne sono l’esempio. Non sono un atleta di 30 anni col fisico super. Spesso, quando mi vedono arrivare mi chiedono se sono proprio io l’atleta. E se una persona atleticamente non prestante, che ha più di 50 anni, riesce a fare una cosa del genere, significa che tutti possono avere un obiettivo grande o piccolo e portarlo avanti.
- Qual è stato il commento che ha ricevuto che l’ha emozionato di più?
Tra i tanti quello di un ragazzo che mi ha scritto che ero stato d'ispirazione per tanta gente. Essere di esempio per qualcuno è una cosa gratificante e di grande responsabilità.
- Dopo il Garda è cambiata la sua vita?
No, fondamentalmente no, perché quello che facevo prima faccio adesso, forse un po’ notorietà in più.
- Qual è la prossima impresa che si prefigge?
Ci sono un paio di progetti in cantiere che stiamo aspettando di divulgare tra cui abbiamo in mente di battere il record di durata della nuotata. Ma non prima del 2026. Per il prossimo anno, invece, mi concentrerò su gare in acque libere in Croazia, in Grecia, in Austria.
- A chiudere, chi è Marco Fratini?
Una persona che nella vita ha avuto delle cadute, ha commesso i suoi errori però è sempre stato capace di rialzarsi, di mettersi in discussione e probabilmente se non avesse commesso quegli errori, se non avesse avuto quelle cadute non sarebbe diventato quello che è adesso: una persona che quando si mette in testa un obiettivo lo vuole portare a termine, costi quel che costi. Naturalmente con il lavoro, con la dedizione, con la preparazione, con l'aiuto della gente che gli sta intorno. Non basta contare solo su se stessi.
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