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Morto in un incidente sull'A1 a bordo di un FlixBus: dopo 5 mesi fissati i funerali a Perugia. L'odissea della famiglia 

Redazione Web

29 Agosto 2024, 16:25

Perugia, morì a causa di un incidente a bordo di un FlixBus. Dopo 5 mesi i funerali del giovane congolese. L'odissea della famiglia 

Junior Kersaint Vindou Illumine

A più di cinque mesi dalla tragedia, potranno essere celebrati i funerali di Junior Kersaint Vindou Illumine, il giovane di origini congolesi di appena 18 anni, studente dell'Università per Stranieri di Perugia, dove era residente, vittima dell'uscita di strada di un autobus FlixBus, in cui era a bordo. L'incidente era avvenuto nella notte tra sabato 24 e domenica 25 marzo, "a causa della perdita di controllo da parte dell'autista, al km 174 dell'Autostrada 1, tra Modena e Valsamoggia, nel territorio comunale di San Cesario sul Panaro: il pullman urtò più volte il guardrail ed un pezzo della barriera, dopo aver infranto il finestrino, colpì a morte il giovane passeggero seduto in uno dei primi posti sulle file davanti" scrive in una nota lo Studio3Asocietà specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, alla quale i parenti si sono rivolti. Il giovane stava rientrando a Perugia dove frequentava il primo anno del corso di laurea in Comunicazione internazionale pubblicitaria. Sul pullman, con il congolese, tre giovani zie, rimaste ferite, anche loro studentesse all'ateneo perugino. Data la grande vicinanza espressa da tutta la comunità studentesca e dalla città di Perugia deriva la volontà della famiglia di celebrare il funerale sabato 31 agosto 2024, alle 9:30 al cimitero monumentale: la salma sarà poi tumulata in un altro cimitero cittadino. "All'origine dell'enorme ritardo con cui si potrà dare l'estremo saluto allo sfortunato studente - si legge ancora nella nota dello Studio3A - l'autentica odissea burocratica vissuta dai suoi genitori per poter giungere in Italia e partecipare alle esequie, con particolare riferimento all'ambasciata italiana in Congo che ha sede a Brazzaville che dista oltre 500 km da dove risiede la famiglia del 18enne". Nonostante il papà si fosse trasferito quasi subito nelle vicinanze dell'ambasciata pensando che sarebbero serviti pochi giorni per sbrigare tutte le pratiche, a causa delle innumerevoli lungaggini è stato costretto a tornare a casa affidandosi alla società specializzata per il risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini. "L'ambasciata ha gestito il caso come si trattasse di un'istanza normale e anche peggio - dice il padre, Ghislan Blanchard Vindou, che finalmente è potuto arrivare in Italia con la moglie e le due sorelle di Junior - L'ambasciata ha richiesto la polizza sanitaria, persino la fideiussione bancaria e poi, tre mesi dopo, ha preteso anche una lettera di invito da parte di un cittadino congolese regolarmente residente in Italia. Alla fine ci è stato rilasciato il visto". "Io e mia moglie - dice il genitore - non abbiamo potuto vedere nostro figlio per l'ultima volta: ormai la sua bara è chiusa e non si può più riaprirla. C’è stata preclusa anche la possibilità di un ultimo sguardo, un'ultima carezza". 

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