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L'intervista

Violenza sessuale a Perugia, la vittima: "Devono pagare per quello che mi hanno fatto. Sapevano che sono in transizione"

Francesca Marruco

05 Luglio 2024, 00:15

violenza sessuale

Ancora un caso di violenza sessuale

“Mi sento sporco e svuotato. Mi hanno costretto a rapporti sessuali contro la mia volontà, io non ne avevo mai avuti e non ne voglio avere con gli uomini. Mi hanno privato della mia integrità e spero che paghino per quello che mi hanno fatto”. E’ ancora sotto choc per l’incubo che ha vissuto. Due ore di violenza che hanno lasciato una traccia indelebile nel corpo e nell’anima. Ma vuole mettere in chiaro cosa è veramente accaduto e per farlo decide di uscire allo scoperto e raccontare anche cose molto intime, che ognuno dovrebbe poter condividere solo con chi ama, e non col mondo intero per doversi mettere al riparo da versioni infamanti che gli arrestati a Perugia, accusati di violenza sessuale aggravata, stanno già imbastendo.

“Prima dell’inferno che mi hanno fatto vivere ero vergine, non avevo avuto e non voglio avere alcun approccio sessuale con gli uomini. Ho intrapreso un percorso di transizione e loro sapevano bene quello che sto vivendo. Quella sera al locale infatti (prima dello stupro, ndr) mi hanno fatto molte domande su queste circostanze, erano a conoscenza del mio orientamento sessuale e del mio stato, per questo motivo se dicono che sono stato io a cercare un rapporto con loro mentono sapendo di mentire”.

Accanto alla vittima, nello studio dell’avvocata Saschia Soli, c’è anche la mamma. “Mentre lo stupravano – spiega la donna - io gli ho telefonato, doveva tornare a casa dalla fidanzata e non lo avevo ancora sentito, mi sono preoccupata. Lo hanno costretto a dirmi che stava bene, mentre purtroppo ridevano di lui quando, piangendo e pregandoli di smettere, chiamava mamma. Sono delle bestie per quello che hanno fatto e devono pagare”.

“Spero tanto – aggiunge il ragazzo poco più che diciottenne vittima di una violenza tanto brutale – che non lo abbiano fatto per morbosità, perché erano a conoscenza del mio cammino”, ma il dubbio che sia stato attirato in una trappola anche per questo motivo c’è. “Io – aggiunge – mi sono fidato ingenuamente. Quando l’anziano mi ha detto che mi avrebbe chiamato un taxi e che per farlo dovevamo salire nel suo appartamento perché aveva il telefono in casa, ho espresso le mie paure e lui mi ha rassicurato dicendomi che era lo zio di una ragazza che conosco e non mi avrebbe fatto nulla di male”.

Invece, come denunciato qualche ora dopo alla squadra mobile, una volta attirato nel covo degli albanesi, è stato violentato. Costretto anche ad assumere cocaina dai suoi aguzzini. E non solo costretto. Ma anche in questo caso, è lui stesso a sgombrare il campo da possibili appigli dei due stupratori: “Sì, è vero – racconta – l’ho detto subito alla polizia, a un certo punto, per stordirmi, perché quello che mi stavano facendo era tremendo e sapevo di essere in trappola in quella stanza in cui ero stato chiuso, ho chiesto io di assumere droga. Volevo non rendermi conto della violenza che stavo vivendo, ma questo non vuol dire che io lo volessi”.

A chiudere il cerchio poi è l’avvocata Soli: “E’ un ragazzo pulito, senza precedenti, senza problemi. Non è un assuntore di droga, non voglio nemmeno sentir parlare di situazione ai margini. Ha una famiglia alle spalle e stava affrontando un percorso importante per lui. E’ stato manovrato da due persone senza scrupoli, hanno avuto gioco facile con una persona indifesa, per questo chiederemo giustizia”. I due albanesi fermati con l'accusa di stupro hanno 60 e 34 anni.

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