LO STUDIO
C'è la città di Amelia raffigurata sullo sfondo di un famoso dipinto del Pinturicchio. È quanto sostiene Raffaele Battisti, appassionato di storia, che partendo da una iniziale intuizione giovanile ha studiato il caso e oggi lo propone agli accademici per verificarne l'esito. Amelia sarebbe stata dipinta dal Pinturicchio nell'Assunzione della Vergine della Cappella Basso della Rovere, chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma (Piazza del Popolo). Si tratta di un dipinto murale datato tra il 1489 e il 1510.
“La prima volta in cui mi sono imbattuto in quest'opera - racconta Raffaele Battisti, dottore in giurisprudenza – è stato durante una gita del liceo negli anni Ottanta. Ho frequentato il Galilei a Terni. Mi ha colpito la somiglianza della città raffigurata sullo sfondo con la mia Amelia. Ma è rimasta giusto una curiosità. Avevo 17 anni e non ho approfondito. Sono tornato in quella chiesa da turista, e da adulto, e mi sono ricordato di quell'intuizione giovanile. Ho fatto delle foto, e mi sono messo a fare mie ricerche personali”. In effetti la conformazione geografica, il profilo stagliato, quello che in gergo architettonico si chiama skyline, è somigliante persino all'Amelia attuale in maniera sconvolgente. Ci sono i tipici tre archi che sostengono Piazza Marconi, il Duomo in cima al colle, il campanile di San Francesco in basso, il paesaggio collinare e boschivo sullo sfondo. “Nella guida ufficiale delle opere contenute nella Basilica di Santa Maria del Popolo - continua Battisti - si fa chiaro riferimento allo sfondo naturalistico di un «paesaggio umbro-laziale»”
Ma l'appassionato amerino fa un ulteriore passo in avanti e avanza un'ipotesi. Tutto parte dal punto di vista da cui la città viene inquadrata, quello della zona della Santissima Annunziata. Lì, nel convento dell'Annunziata, in tempi coevi all'affresco lavorava Piermatteo d'Amelia, il pittore più noto che la città umbra abbia mai annoverato.
“Piermatteo – continua Battisti – ha spesso operato a Roma; addirittura ha contribuito agli affreschi della Cappella Sistina, prima che Michelangelo vi dipingesse i suoi capolavori. Potremmo pensare che il lavoro del Pinturicchio sia stato portato a termine proprio da Piermatteo, avvezzo al paesaggio dell'Annunziata”.
Battisti ricorda come Piermatteo sia stato introdotto alla bottega del Pinturicchio dai Geraldini. Ulteriore anello di collegamento tra Piermatteo e la chiesa romana che contiene l'affresco del Pinturicchio è Andrea Bregno, architetto che ristrutturò quella chiesa e che lavorò per i Geraldini ad Amelia (suoi sono i sarcofagi dei Geraldini a San Francesco; a lui oggi è intitolata una via in zona Le Colonne). Infine Battisti cita il Vasari, insigne storico dell'arte che racconta come il Pinturicchio fosse avvezzo a prendere in carico molte opere, iniziarle, e farle finire ad altri. Tutto questo materiale è ora a disposizione delle università, che potranno dare, nel caso, un valore scientifico alle intuizioni dell'appassionato amerino.
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