Motori
Non abbiamo fatto in tempo a passare la notizia, che già cambia tutto. E’ stato Matteo Salvini a voler stoppare il decreto da inviare a Bruxelles, che: omologava automaticamente tutti gli autovelox, i tutor, insomma tutti i dispositivi di controllo della velocità, approvati dal 2017 in poi, spegnendo gli altri. Insomma, sarebbero passati, in automatico, solo quelli: “Approvati secondo quanto previsto dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 13 giugno 2017, n. 282”.
Avevamo parlato di una Querelle, che avrebbe inevitabilmente prodotto nuovi sviluppi e così è stato. Ora è di nuovo tutto fermo, tutto come prima, in una giungla di ricorsi e contro ricorsi, sparati a Comuni vari, a sindaci vari, perché, parliamoci chiaro: la differenza tra il fare sicurezza e fare cassa, in molti casi è estremamente labile. Però, come aveva evidenziato l’Asaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale): “L'art. 6 del decreto, nelle disposizioni transitorie, avrebbe comportato in piena estate, la disattivazione della stragrande maggioranza degli apparati di controllo velocità, compresi i Tutor 1.0 e 2.0 sulle autostrade”. Una sorta di Liberi tutti, dunque, in un momento delicato, come quello dell’esodo estivo.
“Serve una attenta analisi sulle conseguenze di ogni riga di un decreto atteso da 33 anni – ha detto Giordano Biserni, presidente Asaps - e che deve mettere fine ad una battaglia sempre più aspra, dove a perdere è solo la sicurezza stradale”. Di nuovo nel baratro, dunque, a combattere a suon di carte bollate bollate, perché la Cassazione è stata chiara: “Le uniche multe valide ed esigibili, sono quelle effettuate con apparecchiature approvate ed omologate”. Ma non basta, sempre secondo la suprema Corte, le apparecchiature devono essere anche sottoposte a taratura annuale e, prima di pagare, conviene sincerarsi bene, che tutto sia in regola. Come fare? Se le amministrazioni voglio facilitare il compito, mettono on line tutta la documentazione dell’apparecchio, comprese altre pronunce effettuate sullo stesso e con il numero riportato sul verbale, si può verificare facilmente. Nella maggioranza dei casi, però, ciò non accade, anzi, è tutto molto più complicato, perché bisogna richiede la documentazione, presentando una “Istanza di accesso amministrativa”, presso l’organo o l’ente, responsabile dell’accertamento o, se possibile, richiederne visione o una semplice copia e la risposta dovrà pervenire entro 30 giorni. In bocca al lupo.
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