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Attualità

La vera commedia all'italiana

Sergio Casagrande

13 Dicembre 2025, 10:23

La vera commedia all'italiana

Anche se il protagonista è un ghanese, c’è qualcosa di profondamente italiano nella cronaca da Nardò che il Corriere della Sera, a firma di Rosarianna Romano, ha raccontato ieri con sobria incredulità. E c’è perfino un filo sottile che la lega a quanto già accaduto in precedenza in Umbria.
A Nardò un latitante, per evitare l’arresto, decide di fingersi una statua del presepe allestito in piazza, tra personaggi di plastica e ceramica ad altezza naturale. Lui immobile, mimetizzato, assorto. Non nella preghiera, ma nella speranza che i carabinieri abbiano fretta. È la commedia all'italiana che irrompe nella cronaca nera senza chiedere permesso.


Totò, Peppino, Monicelli e un pizzico di De Sica, tutti insieme, sotto la capanna. Perché solo da noi la fuga può trasformarsi in messa in scena, la latitanza in performance artistica, il reato in tableau vivant. Altro che nascondino: qui siamo al teatro stabile del paradosso. Come accaduto a Spoleto, dove nel febbraio scorso un detenuto, per evadere dai domiciliari, tentò la fuga vestendosi da carcerato e mescolandosi tra la folla dei personaggi in maschera del corteo di Carnevale, colpiscono la naturalezza e l’ingenuità del gesto. Come se, davanti all’inevitabile, l’uomo avesse pensato: se devo sparire, tanto vale farlo tra San Giuseppe e la Madonna magari fingendomi un pastorello di colore o il re moro dei Magi, Baldassarre. Oppure, nel caso di Spoleto, palesando a tutti – per quanto assurda e incredibile – la propria reale identità.


Del resto, in un Paese dove spesso si preferisce non osservare la realtà, fingersi statua o carcerato in fuga è quasi un atto di mimetismo culturale. La morale? Non c’è. O forse sì: quando la realtà supera la fantasia, non resta che applaudirla. E ammettere che, ancora una volta, la cronaca italiana ha battuto la fiction. Con un’ora di immobilità e una carriera mancata da figurante.

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