Attualità
Bene, la cucina italiana è Patrimonio immateriale dell’Umanità.
Un riconoscimento storico, meritato e, peccando di orgoglio e presunzione, sarebbe da dire perfino inevitabile. Del resto, da anni esportiamo ovunque non solo pasta, vino e olio, ma anche l’idea, tutta nostra, che cucinare sia un atto d’amore, un rito sociale e, superati i campanilismi atavici, un collante nazionale più efficace di cento campagne elettorali.
L’Unesco ha parlato di pratiche comunitarie, trasmissione dei saperi, ingredienti di qualità. Tutto vero. Anche se, ammettiamolo, la parte più difficile da spiegare al resto del mondo è quella che non sta nei dossier: la cucina italiana funziona solo se ci si siede a tavola ed è condivisa. Un piatto di spaghetti mangiato da soli non è patrimonio immateriale: è un lunedì triste.
E a chi pensa che oggi basterà affidare all’intelligenza artificiale la memoria delle ricette delle nostre nonne, ricordiamo una piccola verità: l’AI saprà pure rispettare dosi, ingredienti e tempi di cottura con più disciplina di un aspirante chef, ma la vera cucina italiana è fatta di molto di più.
È un crogiolo di prodotti di alta qualità che vanno cercati sul posto rivolgendosi magari direttamente al produttore; di sapienti consigli che si tramandano da secoli; e, soprattutto, di quei piccoli segreti che nessun algoritmo potrà mai imparare perché non si digitano: si raccontano, sottovoce, davanti ai fornelli.
E allora, mentre celebriamo questo trofeo planetario, forse dovremmo ricordarci che il riconoscimento vale poco se lo riduciamo a un’etichetta da esibire e non a un’abitudine da praticare. Perché il cibo italiano va sì tutelato nella qualità elevata da mantenere nei suoi prodotti e nell’integrità delle ricette tradizionali, ma è fatto per essere gustato ed anche condiviso.
Ritrovarsi a tavola, soprattutto in famiglia, è un patrimonio che ha un valore inestimabile quanto il cibo che si mette a tavola. E questo importante riconoscimento dovrebbe ricordarcelo anche a tutti noi italiani, che sempre più spesso - e ormai da più di mezzo secolo - rinunciamo alla convivialità e a un buon piatto di pasta fatto in casa per farci travolgere dal turbinio della vita moderna.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy