BOLOGNA
Università di Bologna ha deciso che per 15 allievi ufficiali dell’Accademia militare di Modena non c’è possibilità: la richiesta di un corso di laurea in filosofia è stata respinta. Motivo? Mancano risorse, dicono. Ma c’è chi sostiene che il vero timore sia stato quello di militarizzare l’università.
Ma sia l’una che l’altra giustificazione appaiono insostenibili: non ci sarebbe stata alcuna carenza di fondi e la seconda scusa odora più di pregiudizio che di prudenza, come se un elmetto rendesse anticostituzionale la laurea in Metafisica.
Quella economica, in particolare, appare davvero assurda: l’Esercito e il ministero della Difesa erano disponibili alla copertura totale, mentre l’Università di Bologna - per sua stessa ammissione - nonostante un costante incremento dei costi di gestione, ha comunque a disposizione una liquidità considerevole: 946 milioni di euro, secondo lo stato patrimoniale dichiarato nel bilancio 2024 e riportato nella Dichiarazione di valutazione di ateneo.
E così il nulla di fatto diventa un caso politico.
Da un lato il governo che attacca; dall’altro le opposizioni — da Nicola Fratoianni al Partito Democratico — che accusano la premier Giorgia Meloni di trasformare un corso universitario in un terreno di scontro ideologico.
Tutti a litigare sulla filosofia, mentre i soli che volevano studiarla erano quei 15 ragazzi in divisa.
Ed è questo che rattrista davvero: non la guerra dei titoli accademici, ma la rinuncia alla convivenza civile.
L’Esercito e le Forze armate - come ricordano gli articoli 11 e 52 della Costituzione - servono la Repubblica, senza distinzioni politiche. Se per farlo cercano pure un po’ di Platone e Aristotele, non militarizzano nulla: coltivano pensiero. E il pensiero non deve essere costretto a marciare in nessun esercito: va lasciato camminare libero nel campo della democrazia.
Chissà che ne penserebbe Socrate, che oltre a essere filosofo fu anche militare.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy