Attualità
Rientrare nella basilica di Norcia dedicata al patrono d’Europa, San Benedetto, distrutta dal terremoto del 2016 e ora risorta dalle macerie, è un’emozione che va oltre la cronaca: è un atto di fede nella capacità dell’uomo e di una comunità intera di rialzarsi. Sono passati 3.286 giorni da quel 30 ottobre 2016 in cui la vidi rasa quasi al suolo, arrivando da cronista appena un’ora dopo il terremoto. Norcia appariva come una città sospesa tra la polvere e il silenzio. Della basilica restava in piedi solo la facciata, instabile e spaccata, mentre il campanile, crollando, aveva travolto la navata.
L’immagine della chiesa ridotta in macerie diventò, allora, la fotografia più crudele del sisma. Oggi, quella stessa facciata è tornata a risplendere. Bianca, bianchissima, come la speranza che non ha smesso di abitare qui. Rimettiamo piede nella basilica nel primo pomeriggio di ieri, accompagnati dal commissario per la ricostruzione senatore Guido Castelli, mentre il suono delle campane di altre chiese si odono in lontananza: al suo interno, tutto appare ricostruito con rigore e rispetto: nuove volte; nuovi spazi; nuovi colori che dialogano con le poche opere antiche sopravvissute.
Tra i simboli più forti, la lastra di marmo appena posata sull’ingresso principale, che riporta lo stemma dell’arcivescovo di Spoleto e Norcia che ha seguito la ricostruzione, monsignor Renato Boccardo e la data 2025: anno giubilare e della rinascita di questo luogo sacro. Molto è andato perduto, qualcosa è stato recuperato, ma c’è stato anche un ritrovamento. Il sisma ha fatto crollare anche una parete posticcia e ha rivelato un affresco del Quattrocento di cui si era persa la memoria. Raffigura San Benedetto, vestito con una tunica rossa dai bordi dorati, che porta in braccio la città di Norcia.
Un’immagine di una potenza simbolica straordinaria: il santo che sorregge la sua comunità proprio mentre la comunità si rialza. È un segno che vale più di mille discorsi. Nel dramma, una scoperta; nella perdita, una rivelazione. Come se la terra, ferita, avesse voluto restituire un messaggio: la fede e la storia non si cancellano, possono solo riemergere, anche da sotto le macerie. La riapertura al pubblico della basilica, prevista per i prossimi giorni, sarà un momento di commozione e di orgoglio. Ma anche di responsabilità. Perché se San Benedetto porta Norcia tra le braccia, spetta ora a noi portare avanti il resto della ricostruzione. Nel cammino della rinascita delle aree terremotate del Centro Italia, questa basilica non è solo un edificio tornato a vivere: è la prova che la speranza, quando è condivisa, diventa forza collettiva. E che, pietra dopo pietra, anche la terra che trema può tornare a essere una terra che abbraccia.
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