Attualità
C’è qualcosa di nuovo e di diverso.
Lo sciopero generale nazionale pro Flotilla non è stata la solita liturgia di bandiere rosse e slogan d’antan: stavolta è scesa in strada un’Italia che non ti aspetti.
Giovani, famiglie, lavoratori perfino qualche giacca e cravatta che di solito guarda le piazze dall’alto dei balconi degli uffici. Tutti lì, nelle strade e nelle piazze di ogni città del Paese, a denunciare quella che molti ritengono essere l’arroganza del potere e il silenzio - non solo di una fetta della politica italiana - sulla vicenda delle navi della Flotilla e sulla gravissima situazione di crisi che sta distruggendo Gaza e la sua popolazione.
Di sicuro, vista l’entità di questa protesta - che in Italia non ha precedenti recenti -, chi sta al governo farebbe bene a togliersi le cuffie: non è rumore di fondo, è un boato trasversale. Perché se in passato le manifestazioni pro Gaza potevano essere archiviate come cose “di sinistra”, oggi la cartolina che si presenta è diversa: ragazzi ventenni, gente che non ha tessere di partito, né bandiere di sindacato.
È un dato politico sì, ma non è più una semplice manovra dei partiti dell’opposizione.
Certo, poi, qualche incidente anche questa volta c’è stato: fumogeni, vetri in frantumi, i soliti idioti che hanno cercato il quarto d’ora di gloria. Ma la notizia di ieri non è lì.
La notizia è che per la prima volta la solidarietà con la Flotilla ha messo insieme generazioni e ceti sociali che di solito si ignorano.
Un collante raro, che potrebbe presagire qualcosa di nuovo e di diverso da quello che eravamo abituati negli ultimi tempi.
Abbiamo visto, insomma, un momento storico? È presto per affermarlo con certezza, ma un segnale in tal senso c’è.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy