Attualità
Il Parlamento ha deciso: dal 2026 il 4 ottobre, giorno di San Francesco, tornerà festa nazionale. Una legge votata quasi all’unanimità che ridà agli italiani un giorno rosso in calendario, tolto decenni fa.
Non è solo simbolo: significa massime celebrazioni in tutta Italia e una festività goduta o pagata in più per i lavoratori. E in tempi di sacrifici è un segnale che vale. Ma soprattutto è un riconoscimento alla città di Assisi e all’Umbria, terra di santi e di spiritualità.
San Francesco, patrono d’Italia e figura amata in tutto il mondo, torna, quindi, al centro non solo delle preghiere, ma della vita civile del Paese.
Qualche settimana fa si parlò di costruire una statua colossale in suo onore: suggestione scenografica, ma la vera grandezza di Francesco non sta nel cemento armato. Sta nel suo messaggio: pace, fraternità, rispetto del creato. È il Cantico delle creature, non una montagna di pietra, la celebrazione più alta.
Ora che lo Stato ha scelto di restituire la festa, la sfida è questa: non fermarsi alla bandiera issata o al ponte vacanziero, quando ci potrà essere, ma usare quel giorno per ascoltare davvero Francesco. Perché il 4 ottobre non sia solo un giorno in più di riposo o di stipendio, ma un giorno in più di coscienza.
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