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Uno Stato che si regge sulle spalle di pochi

Sergio Casagrande

02 Ottobre 2025, 16:51

Uno Stato che si regge sulle spalle di pochi

Camera dei Deputati, presentazione dell’indagine sulle entrate fiscali e sul finanziamento del welfare

Un italiano su due non paga l’Irpef. E quelli che pagano, ma lo fanno dichiarando redditi inferiori a quelli reali, nemmeno si contano. Di sicuro l’80% dell’Irpef raccolta è versata solo da 11,6 milioni di contribuenti, su un totale di 42,6 milioni che fanno la dichiarazione dei redditi. I dati emergono dal Rapporto sulla spesa pubblica e sulle entrate presentato martedì alla Camera da Cida (Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità) e da Itinerari Previdenziali.

A finanziare welfare, scuola e sanità restano quindi, come sempre, i soliti noti: il ceto medio. L’80% delle entrate arriva da chi guadagna tra 29 mila e 100 mila euro l’anno. Una minoranza che regge sulle proprie spalle lo Stato intero. È un sistema intollerabile, perché a pesare non sono solo le tasse, ma l’ingiustizia di un’evasione che resta il più grande problema italiano. Il ministro Antonio Tajani dice che è questione politica. Ed è vero. Ma la politica dov’era finora? Hanno governato tutti, eppure nessuno ha mai avuto il coraggio - o l’interesse - di affrontare seriamente il nodo: perché l’evasione conviene e chi paga davvero viene lasciato a sentirsi fesso. Le rottamazioni, gli sconti, le dilazioni a pioggia - giuste per aiutare chi si è trovato in difficoltà - non hanno però cambiato nulla e hanno mantenuti i furbi. Troppi condoni, troppa attesa del prossimo colpo di spugna. E controlli veri? Pochi, inefficaci, discontinui. E quando un sistema ha sembrato funzionare, spesso, è arrivata la scusa per tornare indietro.

Ai cittadini onesti non importa più il perché e non importano nemmeno quelle statistiche che talvolta presentano, comunque, un recupero: importa che siano sempre loro a pagare. Perché tanto la situazione resta disastrosa. E forse anche questo spiega perché sempre più italiani disertano le urne, mentre molti, appena possono, se ne vanno altrove. Ora anche i neo pensionati hanno una via di fuga: i benefici fiscali, un tempo esclusivi di chi sceglieva di trasferirsi in Paesi lontani, ora vengono offerti anche da Paesi sempre più vicini e non sono effimeri richiami di sirene, ma offerte reali. Albania con tassazione 0; Malta 15%, Grecia, ultima arrivata, con il 7% garantito per 15 anni rinnovabili. Tutto con l’obbligo di restare lì non meno di 6 mesi e senza più pagare l’Irpef italiana, neppure quella regionale e qualla comunale, per tutti gli anni di permanenza consentita. Per un’Italia che invecchia, se dovesse crearsi un esodo dei pensionati - categoria che qui non può evadere nulla - rischia di diventare la beffa finale: potremmo persino rimpiangere la situazione di oggi.

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