Attualità
Le parole di Ursula von der Leyen pronunciate ieri a Strasburgo - durante un discorso che ha affrontato i temi più caldi del momento come guerre, economia, transizione digitale e ambientale - non sono soltanto un richiamo solenne alla difesa della democrazia europea.
Sono anche, permetteteci di sottolinearlo, un riconoscimento implicito al valore della stampa locale. Di quella informazione che, lontana dai riflettori internazionali, tiene accese le luci nei piccoli borghi e nei centri minori, là dove la vita quotidiana scorre e la democrazia si misura nelle cose concrete. Von der Leyen ha detto con chiarezza che quando un giornale muore ne soffre non soltanto la società ma anche la democrazia.
È la stessa convinzione che da gennaio ci ha spinto a lanciare la nostra campagna a sostegno delle edicole: difendere quel contatto diretto tra il giornale cartaceo e le comunità che lo leggono, lo discutono, lo vivono. Perché un giornale, fosse esso anche prevalentemente di cronaca locale, è un vero presidio di democrazia per la comunità alla quale appartiene e un’edicola non è un semplice punto vendita: è una piazza, un luogo di socialità, un pezzo di memoria e di futuro.
Da oltre quarant’anni il nostro giornale, grazie proprio alle edicole e ai distributori che lo fanno arrivare anche nei più piccoli borghi, fa parte di una rete capillare che attraversa l’Italia centrale. Ma nel corso degli anni abbiamo visto tanti, troppi, paesi spopolarsi, scuole chiudere, servizi arretrare. Eppure, se resta un giornale, se resta un’edicola, resta anche in vita un pezzo di comunità.
La presidente della Commissione europea ha promesso uno scudo per proteggere la libertà dell’informazione. Aspettiamo di vedere come questo impegno verrà concretizzato. Intanto, già il fatto che sia stato pronunciato in quella sede, davanti al Parlamento europeo, è un passo che merita attenzione. È un segnale che dice all’Europa intera – dai grandi centri alle valli più isolate – che la voce dei territori conta.
E noi, con orgoglio, continueremo a fare la nostra parte, al servizio delle comunità dei territori e con uno sguardo sempre puntato anche a quello che accade al di là dell’Appennino, sul resto d’Italia, d’Europa e del mondo: perché l’informazione locale non è soltanto cronaca. È radici, identità, libertà di piccole comunità che vivono, si confrontano e spesso devono magari far arrivare anche la loro voce nelle stanze di palazzi lontani.
Oggi l’informazione viaggia su tanti mezzi. E anche noi del Corriere siamo impegnati in prima fila, quotidianamente, nell’offrirla pure attraverso il web e, da tempi più recenti, via radio. Ma il giornale cartaceo ha ancora oggi un valore. E soprattutto - ieri è stato riconosciuto - un suo significato.
Tante comunità dell’Italia e dell’Europa, purtroppo, non possono più vantare un loro quotidiano: l’Umbria, Arezzo e Siena sì, con testate che portano in alto il loro nome e un sottotesta - voluto espressamente dall’editore al momento di assegnarmi il mandato di direttore - che ne sottolinea la natura di “Quotidiano indipendente”.
Ovvio, quindi, che sentir dire che senza una stampa locale e senza una stampa libera si indebolisce la democrazia ci inorgoglisce. Ma, state sicuri, ci carica ancor più di responsabilità.
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