Attualità
Volodymyr Zelensky e Donald Trump
Un secondo passo. Non una marcia trionfale. A Washington, Trump e Zelensky si sono ritrovati con l’Europa ai margini: presente, finalmente. Protagonista? Più probabile comparsa chiamata a fare pressioni su Zelensky ad accettare le proposte, ma anche questo conta, dopo l’Alaska in cui la Ue era fuori scena. Si è parlato di garanzie di sicurezza; di un ombrello condiviso; di mappe per un cessate il fuoco: contorni che piacciono alle luci da palcoscenico, meno alla realtà.
Si arriverà alla pace in Ucraina? Purtroppo, anche questa volta, è presto per dirlo. L’Ue prova a cucire: spinge, fraseggia, tiene un filo e (almeno stavolta) appare compatta. Zelensky annuisce, Trump apre spiragli. Ma la pace resta sospesa tra sogno e possibile realtà.
Serve, infatti, un sì che ancora non c’è. Perché, piaccia o no, la mossa decisiva spetta, ancora una volta, a Vladimir Putin: se manterrà aperto un varco, il corridoio si allarga; se lo chiuderà, torneremo ai muri.
Aspettiamo, quindi, senza esagerare con la fiducia. Nel frattempo l’Europa continui a studiare la parte: meno comparse, più regìa; unità vera e niente voci soliste. Così è più probabile un concreto contributo alla trasformazione di questi passi in cammino.
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