MUSICA
Umbria Jazz, 52 anni e non sentirli. Ieri sera, con Lionel Richie, è calato il sipario sull'edizione 2025 e la sensazione è la solita, meravigliosa certezza: questo festival non è solo musica, ma empatia allo stato puro. Una gigantesca macchina delle emozioni che sa unire jazz, pop, soul, swing e - soprattutto - persone.
Il termometro dell'empatia? Facile: Mika, sabato sera, arena Santa Giuliana. Terza volta per lui a UJ (2016, 2023 e ora 2025), mai così innamorato del pubblico e mai così… perdonabile. Già, perché sul più bello, tra un acuto e un salto, si è lasciato sfuggire un candido "perugiani", anziché "perugini".
Apriti cielo? Macché: si è aperto un sorriso collettivo. Il lapsus ha fatto ridere pure la sindaca Vittoria Ferdinandi che, per una serata ha lasciato a casa la fascia di prima cittadina e si è scatenata sotto al palco ballando senza freni al fianco del vicepresidente della Regione, Tommaso Bori. E lei stessa ha sentenziato, con la benevolenza di chi si diverte e partecipa: "A Mika si perdona tutto".
E infatti lui, gentleman d'altri tempi, è tornato in scena poco dopo per scusarsi, incantare, e lanciare un monologo d'amore per Perugia, i perugini (stavolta giusti) e Umbria Jazz. Un inno alla città, alla musica, alla connessione che solo certi eventi sanno creare. Altro che errore: è stata una lezione di empatia amplificata.
UJ ha questa magìa. Non si limita a fare il pieno di spettatori: li coccola, li accende, li rende partecipi. Dopo 52 anni ancora riesce a mettere insieme qualità musicale e qualità umana.
Molti grandi artisti (anche se non proprio tutti, però…) non portano solo note, ma anche sorrisi, scuse, battute, improvvisazioni. Salgono sul palco e diventano amici, complici, parte della comunità.
Per questo Umbria Jazz è un patrimonio vero. Perugia lo sa. L'Umbria lo sa. E chi ci passa, anche solo per una sera, torna a casa più ricco. Magari pure un po' stonato e senza più voce, ma pienamente soddisfatto.
E poi, diciamolo: mica male, essere tutti "perugiani" per una notte così.
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