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POLITICA

Le battaglie del Bandecchi scatenato

Sergio Casagrande

18 Luglio 2025, 12:29

Le battaglie del Bandecchi scatenato

Alla fine, nel bene o nel male, Stefano Bandecchi riesce sempre a far parlare di sé. E questa, in una regione che troppo spesso si crogiola nell'immobilismo, è già una notizia. L'intervista rilasciata al nostro Alessandro Antonini e pubblicata sabato scorso ne è l'ennesima dimostrazione.

Livornese di nascita, umbro d'adozione, ex parà per vocazione: Bandecchi ha portato prima a Terni e ora nel resto dell'Umbria una miscela esplosiva di schiettezza toscana, rusticità appenninica e temerarietà militare.

Nel momento in cui cavalca il tema del riequilibrio territoriale tra Perugia e Terni, rimettendolo al centro del dibattito pubblico, raggiunge due obiettivi: dà voce a un malessere reale; e si conferma interprete istintivo di un sentire popolare che la politica di mestiere ha smesso da tempo di ascoltare.

Detto che cambiare provincia - da Perugia a Terni - non è certo la soluzione ai problemi di Spoleto e della Valnerina, è vero però che una questione c'è ed è seria: riguarda lo stato delle aree interne dell'Umbria, dei piccoli comuni e anche di qualcuno tra i più grandi, che si sentono marginalizzati da scelte che spesso impattano direttamente sull'offerta dei servizi.

Bandecchi è tutto fuorché diplomatico (vedi anche il recente attacco ai dipendenti comunali in malattia). Ma non è certo un caso che sia anche il sindaco più apprezzato dell'Umbria: Il Sole 24 Ore lo accredita con il 55 per cento dei consensi (che sono calcolati su una base molto più ampia di chi poi, di questi tempi, si reca alle urne).

Chi si ostina ancora oggi a snobbarlo farebbe meglio, insomma, a prenderlo sul serio. Perché quando parla di referendum, di rivoluzioni (finanche armate - e speriamo di no), di volontà popolare contro caste e "morti di fame veri", lo fa con la brutalità di chi non teme di sporcarsi le mani. E intercetta - piaccia o no - un pensiero diffuso.

Il Sud dell'Umbria esiste. E chiede dignità.

Può darsi che l'idea di una "Provincia più grande e più ricca"sia velleitaria o irrealizzabile. Ma è altrettanto vero che la bilateralità Perugia-Terni, così com’è, non basta più a rappresentare un territorio complesso, stratificato e diseguale.

Bandecchi lo sa. E cavalca quel disagio come solo i veri comunicatori sanno fare.

A modo suo, s'intende: con l'elmetto in testa e il megafono in mano. Ma di questi tempi (un certo Trump insegna) funziona. E se si ha anche un pizzico di fortuna (come per Trump) si possono ottenere anche dei risultati.

Ora non si tratta di mettersi sul suo stesso piano. Si tratta di non lasciargli campo totalmente libero, evitando di replicare alle sue argomentazioni.

Come Corriere dell'Umbria, abbiamo raccolto le opinioni di ciascuno dei quattordici sindaci coinvolti nella proposta di "secessione" dalla provincia di Perugia a quella di Terni, che - è bene ricordarlo - non nasce da Bandecchi, ma da un comitato di cittadini di Spoleto attivo da circa dieci anni.

E per più di una settimana abbiamo dato spazio alle opinioni di tutti, semplici lettori compresi. Pro e contro. Ma troppi hanno preferito far finta di ignorare.

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