diesel euro 5
Chiunque oggi voglia cambiare auto dovrebbe prima consultare un astrologo, non un concessionario. Perché tra divieti che partono e divieti che si fermano, l’unica certezza è la confusione. L’ultimo esempio? Il rinvio al primo ottobre 2026 del blocco dei diesel Euro 5. Abbiamo passato anni a criminalizzare le auto alimentate a gasolio come se fossero Satana con i pistoni, e poi abbiamo scoperto che – almeno nelle versioni più recenti – non sono il colpevole numero uno dello smog cittadino. Ma intanto la sentenza di condanna era già stata emessa, senza possibilità di appello. E l’esecuzione della pena capitale, però, quando avverrà davvero?
Tra Green Deal che accelerano e Green Deal che inchiodano, i consumatori vagano nel buio: ibride? Benzina? Elettriche? Euro quanti? E dell’usato che ne faccio? Le case europee, che dovrebbero progettare il futuro, si trovano ostaggio di una burocrazia che traccia rotte come le palline di un flipper. Chi gongola sono le case cinesi, che invadono il mercato con modelli accessoriati e (ancora) economici. Belle, sì. Affidabili? Forse. Ma intanto vincono a mani basse nel derby dell’indecisione europea. Serve chiarezza. Subito. O il motore dell’industria rischia di grippare per davvero.
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