Guerra Israele-Iran, intanto un'atomica minaccia l'economia

Al di là del serio pericolo che la guerra tra Israele e Iran possa dilagare nel mondo e riaccendere il terrorismo islamico, il primo effetto concreto globale del conflitto è evidente: l’economia mondiale ha iniziato a vacillare in appena 24 ore.

La crisi - messa in secondo piano dai bagliori delle esplosioni - si è già manifestata nella notte tra giovedì e venerdì con l’inizio dei bombardamenti; poi le Borse, chiuse nel weekend, hanno congelato la botta.

Oggi, però, si apre una settimana da montagne russe. Perché Wall Street ha già mostrato i primi segni di nervosismo; il dollaro è risalito, prospettando il ritorno a una sorta di bene rifugio; l’oro è già risalito (+1,2 per cento); e il Brent è già volato a quasi 75 dollari al barile (+8 per cento), mentre le compagnie petrolifere, puntuali come sempre, hanno immediatamente ritoccato i listini dei carburanti. Eppure benzina e gasolio in vendita in questi giorni ancora provengono da scorte immagazzinate settimane fa: più che logica di mercato, puro gioco speculativo.

Ora, comunque, il problema immediato più rilevante è che l’Iran, pur essendo sceso negli ultimi anni al settimo posto nella classifica dei produttori mondiali di greggio, detiene un potere enorme grazie al controllo dello Stretto di Hormuz, da cui transita il 20 per cento del traffico mondiale di petrolio e gas.

Il rischio più grave, quindi, è davanti a noi: blocchi reali dei flussi energetici significherebbero prezzi raddoppiati, inflazione risalita al 2,9 per cento e un nuovo, pesantissimo contraccolpo globale. E altro che missili su obiettivi mirati, a saltare in aria sarebbero i portafogli dei comuni mortali dell’intero pianeta.

Poi, se la guerra continua con effetti deflagranti, la prima vera bomba atomica potrebbe colpire l’intera economia mondiale.