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La Ternana ha quindi fallito il salto in Serie B. Ma lo ha fatto a testa altissima, con l’onore delle armi.
A Pescara ha risposto con coraggio, con forza, con cuore. Lo stesso 1-0 dell’andata, ma a parti invertite, riaccendeva le speranze. Sembrava l’inizio di una rimonta perfetta.
E, invece, il destino ha preferito la lotteria dei rigori. E qui, come spesso accade, non vince il più forte, ma il più fortunato. E questa volta la fortuna ha preferito aiutare il bravo portiere avversario e voltare le spalle ai rossoverdi.
Ma la squadra non ha perso. Ha vinto in dignità, in spirito, in compattezza. Ha dimostrato che si può cadere combattendo e che uscire con l’onore intatto è già una vittoria morale.
È mancato il salto di categoria, non certo l’orgoglio. Non la passione. Non il sostegno di un popolo, quello rossoverde, che non ha mai smesso di dare il suo sostegno.
Nel centenario della sua fondazione, la Ternana ci lascia un’eredità chiara: si può perdere sul campo, ma mai nell’identità.
Applausi ai calciatori, al mister, alla società e a ogni singolo tifoso.
Ora si riparta da qui. Con la testa alta e le stesse energie. E il cuore rossoverde.
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