ATTUALITà
Era ora. Non è solo un'espressione di soddisfazione: è un atto dovuto. Perché quando uno Stato impiega anni a decidere se sia giusto o meno mettere in galera chi tortura o uccide un animale, chi organizza combattimenti clandestini o chi lega un cane a una catena per tutta la vita, non stiamo parlando solo di una lentezza legislativa: stiamo parlando di inciviltà. Di un buco nero nel senso morale di una nazione. E così, con colpevole ritardo, ma finalmente con fermezza, venerdì il Senato ha approvato in via definitiva la riforma dei reati contro gli animali.
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Non più sanzioni ridicole da pagare con gli spicci trovati tra i sedili dell'auto: ora si rischiano fino a quattro anni di carcere.
Stop alle catene, stop ai ring clandestini, stop a chi confonde la crudeltà con l'autorità. Gli animalisti esultano, giustamente. Chi ama davvero gli animali sa che questa legge è un passo avanti di civiltà. Ma - e permettetemi il “ma”, - da animalista convinto - non perdiamo di vista l'equilibrio.
Cani e gatti sono parte della nostra vita, della nostra famiglia, a volte persino la sostituiscono. Li amiamo, li curiamo, li trattiamo meglio di noi stessi. Ma restano animali. E noi restiamo uomini. Uomini che devono rispettare gli animali, certo. Ma anche gli altri uomini.
Perché è facile intenerirsi davanti a un cucciolo col cappottino. È più difficile, molto più difficile, notare una madre col passeggino che chiede aiuto con lo sguardo per salire le scale di un sottopassaggio o farle i complimenti per il bel bambino che è riuscita a far nascere e dovrà far crescere, spesso tra mille problemi e difficoltà.
& Egrave; facilissimo indignarsi se un cane viene lasciato in auto al sole, ma quanti di noi si voltano dall' altra parte davanti a un senzatetto sotto la pioggia?
Il rispetto non si può confinare a quattro zampe. Deve avere due occhi. Umani, stavolta. Deve attraversare le strade, salire sugli autobus, camminare per i corridoi delle scuole, entrare nei pronto soccorso.
Trattiamo bene i nostri amici animali, certo. Ma trattiamo altrettanto bene gli esseri umani che ci camminano accanto.
La legge contro le violenze sugli animali è una vittoria. Ma la vera civiltàrispetto - quello vero - non fa distinzioni tra peli, piume o pelle.
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