POLITICA
Avio Proietti Scorsoni (sindaco di Amelia), Valter Stoppini (sindaco di Assisi) e Rinaldo Mancini (sindaco di Monte Santa Maria Tiberina)
Bene, fine delle danze: le urne hanno emesso la sentenza. Nessun colpo di scena, nessun ribaltone, nessun urlo di stupore nelle segreterie di partito. Solo un grande, robusto, inequivocabile messaggio di continuità.
Assisi, Amelia e Monte Santa Maria Tiberina - i tre comuni umbri chiamati a rinnovare il proprio sindaco - hanno deciso di non cambiare spartito. E così Valter Stoppini ad Assisi, Avio Proietti Scorsoni ad Amelia e Rinaldo Mancini nel borgo dell’Alta Valle del Tevere sono stati eletti nel segno dell’eredità politica diretta.
Tradotto: il centrosinistra si tiene la città serafica con Stoppini, già vice di Stefania Proietti (che nel frattempo ha traslocato con armi e bagagli a Palazzo Donini come presidente della Regione); il centrodestra conferma Amelia, passando il testimone da Laura Pernazza - ora consigliera regionale - a Proietti Scorsoni; e a Monte Santa Maria Tiberina, la sinistra continua a dettare l’agenda, pur con volti nuovi, dopo l’ascesa in Regione anche di Letizia Michelini.
Tre comuni, tre conferme, tre chiari “avanti così”. Il che, in tempi di disillusione e volatilità politica, suona quasi rivoluzionario.
I cittadini umbri, quindi, almeno in questa tornata, hanno scelto di premiare il lavoro fatto. Non è poco, e non è scontato. In tempi in cui il “buttiamo tutto e ricominciamo” sembra la nuova religione politica, il mantenere fiducia in chi ha già governato è un atto di coraggio. O, se preferite, di buon senso.
Un segnale interessante, soprattutto per chi – come Stefania Proietti – aveva lasciato a malincuore il proprio Comune per rispondere, con “spirito di servizio”, come lei stessa sottolineò in un’intervista al nostro giornale, alla chiamata alla Regione dell’unanime centrosinistra.
Ora il suo ex vice siede sulla stessa poltrona, con la stessa fascia e con lo stesso mandato: portare avanti un progetto evidentemente ben radicato nel consenso degli assisani. Una staffetta senza strappi, dove il testimone non cade a terra ma viene raccolto al volo da mani già allenate.
E non è tutto. Perché se sul piano politico il responso si riassume in una parola - continuità - c’è un altro dato che merita una riflessione, forse persino più importante: l’affluenza.
Con un solido 64,30%, l’Umbria svetta in cima alla classifica nazionale per partecipazione. Un dettaglio che fa rumore, se pensiamo ai tonfi registrati qui come in altre regioni e in altre occasioni (alle Comunali 2024 Perugia, per esempio, si fermò al 49,01% e al ballottaggio toccò appena il 52,12%). Che stia cambiando il vento? Che la gente, alla fine, non abbia proprio tutta questa voglia di rinunciare al diritto di scegliere? Se così fosse, sarebbe questa la vera notizia. E anche la più bella.
Ora, archiviata questa parentesi amministrativa, la politica umbra può rimettersi a pensare in grande: ai temi regionali, alle sfide dell’intero territorio, alle Comunali del 2026 e – ma con molta cautela – anche alle Politiche del 2027.
Tutto, ovviamente, salvo scossoni. Perché in Italia il vero imponderabile è il calendario politico. Ma oggi, più che ipotizzare i terremoti futuri, vale la pena godersi un dato semplice e cristallino: gli umbri di tre comuni sono andati a votare e hanno scelto di continuare a fidarsi. E in una democrazia dove la fiducia sembra sempre più un bene in via d’estinzione, questa, sì, è una notizia che fa notizia.
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