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ADDIO FRANCESCO

Un Papa che ti taglia la strada e la foto di un sorriso

Sergio Casagrande

26 Aprile 2025, 11:43

Un Papa che ti taglia la strada e la foto di un sorriso

Papa Francesco ad Assisi (foto Giancarlo Belfiore)

Incontrare Papa Francesco mentre guidi un’auto nella verde Umbria non è esattamente la scena che ti aspetti quando stai andando in redazione, magari già con il pensiero fisso alla riunione del pomeriggio e alla prima pagina tutta ancora da ipotizzare. E, invece, è successo davvero.

Era il 3 ottobre del 2020. Foligno-Perugia, solita tratta, ma non la solita strada. Si era già diffusa la voce di Papa Francesco in visita lampo e imprevista a Spello. E allora scelgo di passare per quel tratto di arteria secondaria che costeggia le mura di Spello – una bella strada stretta, leggermente curvata, con la bellezza discreta del borgo a fare da quinta scenica – quando all’improvviso da una laterale sulla destra spunta una Volkswagen Golf blu. Targa SCV: Stato della Città del Vaticano.
Occhi sbarrati, cervello che impiega mezzo secondo a collegare. Ma sì, quella figura vestita di bianco, accanto a un autista in grigio e con un prelato in nero sul sedile dietro… è lui. È proprio lui. Papa Francesco.

Finestrino abbassato, due dita alzate per benedire chiunque avesse avuto la fortuna – o la prontezza – di alzare lo sguardo. E io? Bloccato. Non solo nella guida, ma anche nella meraviglia. Un momento surreale, quasi cinematografico. Il minimo che potessi fare era cedergli la precedenza, che non è solo un gesto di garbo stradale: è un segno di rispetto. E così, con la mia station wagon costretta all’inseguimento, seguii quella Golf fino quasi ad Assisi, con il Santo Padre che, a ogni passante, dispensava benedizioni con lo stesso garbo con cui un nonno carezza i nipoti. Alcuni, probabilmente, avranno pensato a una candid camera. E, invece, era semplicemente Francesco, nel cuore dell’Umbria, tra la sua gente, senza clamori. Un pontefice capace di sorprendere con la normalità.

Questa è solo una delle molte pagine che hanno avvicinato il nostro Corriere a Papa Bergoglio. La fotografia che oggi trovate all’interno del quotidiano, stampata a forma di poster, non è un’immagine qualsiasi. Siamo stati molto indecisi nella scelta. Potevamo presentare il Papa ad Assisi con la basilica di San Francesco alle spalle; mentre prega davanti alla tomba del Poverello; o a Santa Maria degli Angeli quando abbraccia i fedeli. Ma sarebbero state tutte immagini scontate, foto che si possono trovare dappertutto, anche nella grande rete, scattate - più o meno dalle stesse posizioni - da decine di fotografi. Quella che trovate nel poster è, invece, uno shot unico e casuale, come si dice in gergo, un colpo fortunato che il nostro Giancarlo Belfiore immortalò ad Assisi, davanti al vescovado, il 4 ottobre del 2013.

Era la prima visita di Papa Francesco in Umbria, una delle otto fatte nel corso del pontificato che era iniziato appena sette mesi prima. Nessuna regìa, nessuna luce da set per questa immagine, nessun “si fermi così, guardi qui per favore”. Solo Francesco che si volta all’improvviso verso il gruppo di noi giornalisti e click: uno scatto che lo colse di sorpresa. “Perché mi fotografi? Sono così brutto che non merito foto...”, disse sorridendo a Giancarlo, porgendogli la mano. E Giancarlo, stringendo quella mano, riuscì a dire solo una parola: “Santità...

Bastava quella. Con lui, era sufficiente. Perché Bergoglio era così: diretto, spontaneo, senza sovrastrutture. Sacro nel ruolo, dissacrante nelle forme. Lo ricordo anche in piazza San Pietro, quando incontrò il nostro direttore di allora, Anna Mossuto, e l’editore Giampaolo Angelucci. O, ancora, quando nel 2016 a Santa Maria degli Angeli si mise al collo, con fierezza e un pizzico di ironia, una sciarpa gialla e bianca: era quella che avevamo fatto realizzare noi del Corriere e distribuito ai lettori tre anni prima. Un piccolo gesto, ma con Francesco ogni piccolo gesto diventava simbolo.

E, poi, c’è l’episodio del G7 sull’inclusione e la disabilità, lo scorso anno in Umbria. Avevo deciso di scrivergli – sì, scrivere al Papa – per offrirgli uno spazio su queste colonne, qualora avesse voluto rivolgere un saluto ai partecipanti. La lettera arrivò, grazie a un frate amico (che non è quel frate che tutti i giornalisti conoscono e che, comunque, è anche lui un amico). Ma come si scrive una lettera a un Papa? “A un Papa può essere complicato. A Francesco bastano solo semplicità, brevità e informalità”, mi consigliò. E così scrissi 19 righe, ripartendo da quel “Santità” che Giancarlo Belfiore aveva lasciato sospeso e chiudendo con un “Con devozione,” prima della firma. Qualche giorno dopo, Francesco fece sapere che, essendo già stato ospite del G7 in Puglia, non riteneva opportuno “mettere bocca” su “affari di Stato”. Testuali parole. Ma ringraziava. E apprezzava promettendo che, in seguito, non escludeva di intervenire, vista l’importanza del tema che sarebbe stato affrontato in Umbria. Tanto che poi, incontrando in Vaticano il ministro Alessandra Locatelli, l’ideatrice del G7 in Umbria, ebbe effettivamente parole di stima e di apprezzamento per l’evento.

Avrei voluto riprovarci per il primo anniversario della Carta di Solfagnano (siglata dai ministri dei grandi Paesi della Terra al termine del G7 umbro) tentando, con la complicità di un alto prelato, un incontro in piazza San Pietro, proprio domani, in concomitanza con la canonizzazione di Carlo Acutis preannunciata da tempo (ora sospesa). Ma poi c’è stata la malattia, l’aggravarsi delle condizioni, il ricovero al Gemelli. E la storia – come spesso accade – ha voluto che tutto andasse diversamente.

Oggi, però, resta quest’immagine. Questa fotografia che trovate dentro il giornale. Non è solo un poster. È un frammento di verità, un pezzo di vita vissuta, un ricordo che vogliamo condividere con i nostri Lettori. Un click. Un sorriso. Un Papa che si gira e ti porge una mano; un Papa che ti taglia la strada e ti benedice. E tu, fotografo, giornalista o passante, resti lì, con la bocca aperta e il cuore pieno.

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