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L’ultima omelia di Francesco la recita chi non lo ha mai ascoltato

Sergio Casagrande

24 Aprile 2025, 17:43

L’ultima omelia di Francesco la recita chi non lo ha mai ascoltato

Papa Francesco e Donald Trump

Chissà cosa penserebbe Papa Francesco nel vedersi attorno, in questi giorni di omaggio alla sua salma e sabato prossimo al suo funerale, una folla così vasta, compatta, ossequiosa. Chissà se sorriderebbe ancora, quel sorriso bonario e pungente insieme, vedendo che tra le file ordinate e le poltrone riservate ci sono anche quelli che, fino a ieri, non solo non lo ascoltavano, ma lo bastonavano pure. Qualcuno con garbo istituzionale, certo. Ma qualcun altro con violenza e pose da farsa da mostrare su Tik Tok e da dare in pasto al popolo dei social e ai propri fan. In Vaticano, all’ombra del Cupolone, sfilano e stanno per sfilare i grandi della Terra, insieme ai medi, ai piccoli e al popolo comune.

Donald Trump, Javier Milei, Volodymyr Zelensky, Ursula von der Leyen… la lista si allunga, come l’elenco degli ipocriti nell’Inferno di Dante. Tutti lì a rendere omaggio a colui che, in vita, hanno ignorato, criticato, ostacolato. Uomini e donne di potere che Francesco aveva spesso redarguito come un vecchio maestro di scuola davanti a una classe di adolescenti capricciosi: per le guerre alimentate, per le disuguaglianze tollerate, per i diritti calpestati. E oggi? Oggi tutti a portargli fiori. È il miracolo della morte: non resuscita i corpi, ma le coscienze… almeno in apparenza. Paradossalmente, l’unico a mostrarsi coerente è Benjamin Netanyahu. Nessun messaggio di cordoglio, nessuna frase di circostanza. Solo silenzio. O meglio, solo un ordine: “Cancellate tutto”. E che Dio ci perdoni tutti, ma almeno lui è rimasto fedele a se stesso.

Perché la morte, diceva Totò, livella. Ma non è vero. La morte livella solo i morti. I vivi, invece, continuano a giocare. Saltano dal carro dei vincitori a quello del carro funebre con la stessa agilità con cui si cambia canale alla tv. E se il carro dei vincitori è comodo, quello del funerale è utile: serve a mostrarsi, a esserci, a comparire nei resoconti, tra lacrime che spesso sono di scena. Bergoglio sarà sepolto nella maniera più sobria possibile per uno che, comunque, è stato il capo della Chiesa. Umile, come è sempre stato. Lontano dagli ori e dai fasti che pure gli spettavano all’ennesima potenza. Ma ora, anche nella sua morte, Francesco ci lascia un’ultima, potentissima lezione. Non sulle ginocchia piegate davanti a un feretro, ma su quelle che avrebbe voluto piegate di fronte all’umanità. Non nel bacio all’anello di un papa morto, ma nell’ascolto delle parole di un uomo vivo, quando ancora aveva fiato per dirle. Perché la grandezza di un uomo non si misura dalla fila al suo funerale. Ma dall’impegno che suscita nei vivi. E oggi, di vivi che ascoltino davvero, ce ne sono ancora pochi.

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