RADIO
E adesso, di nuovo, il mondo si ferma. Il cielo di Roma si tinge di incertezza, il camino della Sistina è ancora spento, ma già tutti guardano lassù. Si attende il fumo. Bianco o nero? Progressista o conservatore? Misericordia o dottrina?
L’umanità intera trattiene il fiato, perché quando la Chiesa cambia il suo vertice, non cambia solo un uomo. Cambia - o può cambiare - il respiro spirituale del mondo. Dopo la morte di Papa Francesco, ci ritroviamo di fronte a un bivio storico, uno di quelli da segnare con il pennarello rosso sulle pagine del secolo. E non è solo un momento per credenti. No.
Anche chi guarda il cielo da lontano sa bene che ciò che accade tra i marmi vaticani può cambiare gli equilibri della Terra. Siamo nel 2025, il secondo quarto di questo secolo è appena cominciato e già l’aria sa di tempesta: Trump è tornato alla Casa Bianca, le guerre non hanno smesso di insanguinare mappe intere - Ucraina, Gaza, Africa - e l’incubo climatico non è più futuro, ma cronaca quotidiana.
Nel cuore di tutto questo, la Chiesa si ritrova orfana del suo pastore più rivoluzionario degli ultimi tempi. Jorge Mario Bergoglio, divenuto Papa Francesco nel 2013, ha aperto un cantiere a cielo aperto tra le mura vaticane. Ha parlato più con i gesti che con le bolle. Ha scelto di abitare a Santa Marta, rinunciando agli ori e ai troni, per restare vicino agli uomini. Ha aperto il cuore della Chiesa ai migranti, agli ultimi, ai carcerati, agli emarginati. Ha chiesto perdono, finalmente, per le ferite mai rimarginate degli abusi. Ha affrontato l’inferno con la croce in mano. Ha parlato di ambiente, di diritti, di donne, di ascolto, di pace. Ha sfidato i conservatori interni, ma ha sempre tenuto aperte le porte anche a chi la pensa diversamente. Ha avuto il coraggio di portare avanti un pontificato inedito perché segnato, all’inizio, dalla coesistenza con un altro Papa vivente.
Benedetto XVI, l’uomo del silenzio e della rinuncia, ha condiviso per anni la scena, in un duetto mai visto prima nella storia moderna. Un’anomalia? Forse. Ma anche una lezione di umiltà e di convivenza tra carismi opposti. E ora? Ora si torna dentro la Sistina. Lì dove il tempo sembra fermarsi, ma in realtà accelera. Perché la scelta che faranno i cardinali sarà decisiva. Il successore di Francesco avrà due opzioni: continuare la rotta tracciata da un papato coraggioso, aperto al mondo, capace di parlare alle periferie; oppure sterzare verso un ritorno all'ordine, alla dottrina pura, a un conservatorismo che forse rassicura ma rischia di allontanare chi cerca ascolto.
Il mondo attende risposte anche su temi che Francesco ha solo potuto accennare: il ruolo delle donne, sempre più presenti ma mai realmente protagoniste; il dramma degli abusi, che chiede giustizia vera e non solo commissioni; il dibattito sull’aborto e sulla bioetica, che tocca ferite profonde della società contemporanea. Cosa verrà fuori, quindi, dal prossimo conclave? È difficile dirlo. Ma la sensazione - nitida, pungente, quasi fisica- è che siamo davvero a una svolta. Non solo per la Chiesa. Ma per il mondo intero. Perché un Papa può cambiare il volto di una religione, sì. Ma anche il battito del pianeta. E il tempo di questo nuovo battito sta per cominciare.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy