Sanità
C’è sempre, per fortuna, qualcuno che riesce a farti vedere il bicchiere mezzo pieno anche quando la narrazione dominante ti assicura che non è neppure mezzo vuoto, ma è addirittura rotto. E in questo caso il collega Giuseppe Castellini ci regala uno spunto fuori dal coro – finalmente –, mettendoci sotto gli occhi un’Umbria sanitaria che funziona, che cura, che risponde, che salva. Sì, salva davvero. Anche da infezioni rare come i panda albini e da liste d’attesa che in certi casi si allungano più in fretta di una conferenza stampa dopo una vittoria o una sconfitta elettorale.
In un clima in cui la sanità pubblica è spesso descritta come un campo minato dove ogni prestazione può trasformarsi in un’odissea, Castellini ci invita a cambiare lente, a guardare non solo le crepe, ma anche i mattoni che ancora reggono. E non è solo un esercizio di buonismo o una scappatoia retorica: i numeri – e le esperienze personali – parlano. Quando in Umbria si riesce ad avere una visita specialistica in 24 ore (Spoleto docet), o quando un caso clinico da manuale di medicina internazionale viene risolto con competenza e umanità in un ospedale pubblico, è evidente che non tutto è da rottamare.
Chiariamoci, però: nessuno qui ha la tentazione di incensare un sistema perfetto. Non lo è. Il nostro giornale – e le segnalazioni che ogni giorno riceviamo in redazione – continua a documentare proteste, disservizi e attese che restano lunghe in molti casi. Lo stesso report della Regione, dati alla mano, ammette difficoltà e ritardi in alcune prestazioni. Quindi nessuno stappa lo spumante.
Ma attenzione: scoprire che qualcosa funziona, che esistono reparti che brillano e operatori sanitari che ancora mettono cuore e testa nel loro lavoro, è una boccata d’ossigeno in un racconto pubblico spesso troppo tossico. È, se vogliamo, una vena di ottimismo – non illusorio, ma concreto – che ci ricorda che il sistema, pur affaticato, può migliorare. E non per miracolo, ma con programmazione, responsabilità e la giusta dose di onestà intellettuale.
Castellini, con la sua analisi, non minimizza i problemi. Ma fa qualcosa di molto più utile: ci ricorda che la verità non vive solo nelle urla, ma anche nei fatti silenziosi. E che forse è il momento di smettere di buttare tutto all’aria e iniziare a distinguere. Perché - come ci ricorda proprio il nostro collega - il bambino, ogni tanto, è sano. E l’acqua, anche se un po’ torbida, può ancora essere depurata.
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