POLITICA
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea
L’Unione Europea è coinvolta in due guerre. Una è quella in Ucraina, fatta di missili e trincee. L’altra è quella dei dazi, combattuta a colpi di tariffe e ritorsioni economiche. La prima è stata scatenata da un vecchio avversario, la Russia. La seconda da un alleato storico, gli Stati Uniti d’America. Ma la vera questione non è chi stia muovendo guerra all’Europa, bensì un’altra: l’Unione europea è in grado di difendersi?
La risposta, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. Sul piano militare, l’arsenale della maggioranza dei Paesi europei è forte quasi esclusivamente grazie alla Nato, ovvero agli americani che ora potrebbero tirarsi indietro. I soldati sono pochi perché, per decenni, si è cullata l’illusione di una pace eterna.
Sul piano economico, le armi a disposizione sono ancora più scarse e, quando usate, spesso hanno finito per colpire più l’Europa che i suoi avversari. Sul piano politico, poi, il problema è ancora più drammatico: un arsenale praticamente inesistente. Eppure, è proprio questa l’arma più potente: la politica. Prima di ogni guerra – che sia militare o commerciale – c’è sempre una strategia politica. Ed è proprio qui che l’Europa continua a fallire, relegandosi al ruolo di spettatore, prigioniera delle scelte altrui.
Di fronte a questa situazione, l’Ue reagisce nel peggiore dei modi. Si affanna a riempire arsenali e a reclutare soldati, spara sanzioni a casaccio senza preoccuparsi degli effetti collaterali. Ma trascura la vera battaglia da combattere: quella per un’Europa politicamente forte, autorevole, indipendente. Perché se oggi l’Unione europea è un bersaglio facile, non è solo per la sua debolezza militare o economica. È perché non sa più farsi sentire. E senza una voce forte, nessuna alleanza è sicura e nessuna guerra è vinta. Nemmeno quella della sopravvivenza della stessa Ue, che non può e non deve morire.
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